domenica 13 maggio 2018

La persistente inavvedutezza del quadro politico europeo anche del nuovo Parlamento

Quale che sia il risultato del tentativo dei due schieramenti politici emersi vincenti dalla consultazione politica nazionale del 4 marzo, di formare un Governo, esso risulterà comunque assai poco gradito alla stessa maggioranza di coloro che versarono nell'urna il voto ad essi favorevole.

Se i presupposti dell'accordo dovessero risultare insufficienti, le negative conseguenze sulla credibilità di entrambi, Lega nord e penta stellati, sarebbero immediate per la stessa loro incapacità  di intuire l'incompatibilità essenziale dei rispettivi progetti politici e di avere egualmente sprecato  tanto tempo per rendersene conto.
  
Ma anche l'ipotesi contraria di un accordo, con il relativo consenso del Presidente Mattarella, e la volontà di affrontare il percorso parlamentare successivo, fino all'approvazione delle due Camere ed alla relativa investitura ufficiale, gli interrogativi aperti sull'evento, nell'ambito stesso dell'opinione pubblica dei loro rispettivi elettori, risulterebbero assai più numerosi dei motivi di compiacimento.

La sensazione che la riemersa circostanza di un accordo governativo fra le due citate formazioni politiche, non è infatti interpretabile se non come loro tardivo convincimento della caduta d'immagine derivanti da dieci settimane dedicate ad una ostentata auto promozione ad alto ingrediente di vanità.

Il leader di M5s, in particolare, abbacinato dalla sua stessa retorica, ha giocato imperterrito le stesse credenziali in ogni fase negoziale, con i suoi enfatizzati undici milioni di elettori, nella presunzione di suscitare una sorta di intimidazione sui suoi stessi interlocutori, ma in realtà provocando in loro, e nella stessa opinione pubblica, solo una delusa contrarietà.

La sorpresa amara delle consultazioni locali in Molise ed in Friuli Venezia Giulia, costringendo a parziale rinsavimento Lega nord e M5s, li ha tuttavia costretti a trascorrere tutto questo fine settimana, in una serie di accordi e compromessi, che comunque non potranno che risultare una costellazione di contraddizioni con i presupposti stessi delle rispettive strategie propagandistiche elettorali.

Contraddizioni che hanno il punto decisivo nel loro insufficiente o addirittura inconsapevole grado di attenzione nei confronti di tutto lo scacchiere politico europeo ed il puerile convincimento di poterlo usare con dichiarazioni di evidente opportunismo.

Duole profondamente, in questo scenario, dover riscontrare che i due protagonisti dell' attualità politica poste elettorale, hanno avuto cattivi precedenti in tutta la politica europeista, degli ultimi  decenni, che ha marcato la graduale separazione dall'ispirazione federalista e l'adozione di una politica monetaria ad altissimo grado di sperequazione.

Quell'euro, per noi inaccettabile sul piano dottrinale e causa primaria di una espropriazione del potere d'acquisto, tuttora perdurante, del contribuente italiano ed il cui stesso incalcolabile ammontare è colpevole, oppure ipocrita, esimersi dal riconoscere.       

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