martedì 5 giugno 2018

L'esordio del Governo giallo verde ed il fantasma dell'impotenza

Così, dopo quasi tre mesi di sempre mutevoli ipotesi per la formazione del Governo, il Governo del binomio "penta stellato - leghista", guidato dal professor Giuseppe Conte, è ufficialmente insediato.

E' impossibile asserire quanto la soluzione abbia effettivamente assecondato speranza e sforzi di tutti gli attori di questa fase politica nuova e che, pur non facilmente decifrabile, oppure proprio per questo, non è forse del tutto improprio chiamare la terza repubblica della nostra storia.

E' tuttavia legittimo congetturare le psicologie di almeno alcuni dei protagonisti di questo complesso accordo fra due forze politiche tutt'altro che omogenee.

Accordo che, a posteriori, sembra effettivamente riconducibile alle linee caratteristiche di un contratto, con tutte le difficoltà, ed i vantaggi e svantaggi di ciascuno dei contraenti,  che emergeranno inevitabilmente, anche molto presto, dal suo adempimento.

Ivi compresa, naturalmente, la intuibile traccia, sotterranea o apparente, derivanti dai rapporti personali di convivenza fra i due leader Di Maio e Salvini e dalla delicatissima funzione equilibratrice esercitata dal neo premier Giuseppe Conte.   

Lo stesso scenario che ha favorito l'esito finale della nascita del Governo rappresenta la singolarità delle modalità di formazione e dei riverberi sui comportamenti dei principali suoi componenti.

L'elenco delle scelte e delle decisioni (nonché di immediata cancellazione di giustificabili risentimenti) che, in meno di tre giorni, hanno riassorbito più di 10 settimane di inconcludenti e talvolta accidiose trattative, è oltremodo significativo:

- La ritrovata armonia fra Luigi Di Maio ed il Presidente Mattarella, dopo solo due giorni dal dichiaratissimo proposito del primo di lanciare un impeachment contro il secondo.

- La vicenda del prof. Giuseppe Conte, richiamato all'incarico di Premier, dopo solo quattro giorni, dalla sua precedente rinuncia.

- Il superamento del principale punto dirimente del contenzioso fra Mattarella e Matteo Salvini, con un semplice spostamento di ruolo di Paolo Savona dal Ministero dell'economia a quello dei rapporti con l'Europa.

- L'immediatezza di un battesimo bene augurante della speculazione finanziaria, nazionale ed internazionale, quasi a sottolineare, dopo quasi tre mesi di ambiguo fraseggiare fra le forze politiche emerse dal voto del 4 marzo.

- La constatata inesistenza di qualsiasi alternativa e l'essenziale finalità politica  della formula governativa adottata.

Solo così l'ascesa al Governo dell'amalgama di due movimenti politici caratterizzati da rilevanti ispirazioni euro scettiche ma riconducibili ad esperienze e modelli ideologici poco compatibili o addirittura antitetici, cessa di essere un interrogativo e trova forse, psicologicamente, una sua accettabile spiegazione.

E' stato cioè necessario prendere realisticamente atto, ad evitare un muovo ricorso alle urne e gli inerenti pericoli di un risultato ancor più divisivo degli equilibri politici, l'unica ipotesi percorribile era la scelta dell'accordo di parti politiche politicamente spurie ma dotate della maggioranza dei seggi in entrambi i rami del parlamento.

Il buon viso di molti, a partire dalla Lega, costretta a rinunciare all'ipotesi di una nuova consultazione elettorale ed i favorevoli presupposti per essa prevedibili e l'accettata disponibilità del suo leader a ricercare frettolosamente (inesistenti) soluzioni in armonia con programmi, comportamenti consolidati ed ancor più con i singoli capitoli del "contratto" stipulato con i 5 stelle.

Ma il fantasma dell'impotenza incomberà analogamente sui 5 stelle, il cui leader Di Maio ha saputo o dovuto trovare una via d'uscita da una situazione di totale isolamento politico e psicologico, fatalmente conseguente all'inconsulto e reiterato proposito di impeachment contro il Preside della Repubblica.

Per concludere, il passaggio della fase politica scaturita dal voto del 4 marzo, poteva essere ancor più traumatica per l'ingarbugliata matassa di trattative tutt'altro che ispirate a saggezza.

Il presumere che la soluzione finale e la formazione di un Governo, possa essersi giovata di contributi politici e di influenze formalmente estranee agli accordi finali intercorsi, è una deduzione sicuramente, se non vera, certamente verosimile. 

Il respiro e l'esito politico delle ultimissime ore, non impediranno comunque il riaffacciarsi, ancor più acutamente, di una nostra situazione interna ed internazionale oppressa dalla gravità del nostro Debito Pubblico, dalle conseguenze di una moneta unica europea assurdamente calcolata e soprattutto da una unione politica europea che, istituzionalmente, è il tradimento di sé stessa.

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