lunedì 19 novembre 2018

Il rapporto politico italiano con Bruxelles, come sintomo del deficit istituzionale dell'integrazione europea

L'impostazione politica del Governo italiano giallo verde nei rapporti con l'Europa si rivela sempre  più complicato.

E' quasi generale opinione, ad eccezione naturalmente del Governo italiano, che l'ipotesi di un deterioramento ulteriore del rapporto diplomatico, avrà conseguenze pratiche non facilmente rimediabili, specificamente quelle derivanti da una procedura di infrazione.

Il prezzo politico, oltre alla conflittualità inevitabile della ricerca delle reciproche responsabilità, sarà comunque di nocumento al processo di integrazione europea.

Il bilancio delle responsabilità aggraverà il contenzioso diplomatico, ma - dopo il tentativo subito frustrato di una carta costituzionale europea - potrà tuttavia giovare al riconoscimento dell'assurdità  di un percorso politico affrontato senza alcuna preliminare individuazione di un modello confacente al rispetto della sovranità dei rispettivi stati.

Il solo ripercorrere i patti ed i passi compiuti (principalmente nelle politiche di migrazione e nella moneta unica) nell'obiettivo del compimento di integrazione europea, basta ad evidenziare tutta la fragilità di un processo integrativo privo di uno schema istituzionale che ne ispiri il suo concreto progredire.

Il procedere senza progettualità, forse giovevole ad alcuni paesi aderenti ma di speculare nocumento per altri, risulta ormai evidentemente incompatibile con il disegno di una autentica unità politica.

L'interrogativo che ne risulta ormai fatalmente è la volontà effettiva degli stati di superare l'antitesi fra il prevalere della volontà dei singoli sulle regole della Commissione di Bruxelles o viceversa.

Ma tale dilemma non troverà soluzione se preliminarmente non verrà condiviso il presupposto di una concezione europea a carattere federalista, finora unico strumento storicamente comprovato di unità  paritaria fra gli Stati aderenti.

Se è motivo di vanto il constatare che i conflitti bellici intestini all'Europa, (parentesi guerra balcanica a parte) hanno realizzato il più lungo periodo di tregua pacifica dalla seconda guerra mondiale, siamo tuttavia vicini al punto di massima insofferenza di una integrazione europea a crescente tasso di egemonia.

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