Nel faticoso procedere del Governo e nello stentato fraseggio dell'opposizione, i residui scampoli di idealità che faticosamente ancora riescono a dare un senso alla politica, si vanno dissolvendo forse definitivamente.
Non è azzardato affermare che il destino del paese vada sempre più conformandosi al preminente meccanismo di semplice competizione per il potere e che la contrapposizione delle idee rappresenti una finzione meramente strumentale a tal fine.
C'è da chiedersi se, nel consesso europeo, nei comportamenti e nel linguaggio corrente, il nostro paese possa assurgere a simbolo di una comunità con alta vocazione gregaria, cioè un paese di servizio. .
Eppure, eravamo partiti bene, nell'immediato dopoguerra, nella concezione di una nazione nel quadro di una nuova realtà continentale europea.
Ne avevamo per primi intuito storicamente la sua immagine istituzionale, ben identificata nella dizione d''origine di Stati Uniti d'Europa, concepita, in pieno conflitto bellico, fra i detenuti politici antifascisti della prigione dell'isola di Ventotene.
E' avvenuto ciò che nessuno sa spiegare: la graduale obliterazione del progetto federalista, per dar vita a burocrazia e regole cui siamo pervenuti inavvertitamente, per impulso altrui o per debolezza caratteriale, specie della classe dirigente che nel tempo ci siamo scelti.
Siamo approdati ad una disordinata congregazione di Stati i cui rispettivi canoni di comportamento politico sono sopratutto sensibili per convenienza all'egemonia dei poteri economicamente e militarmente più forti, all'interno od all'esterno dell'Unione europea strettamente intesa.
Giustamente orgogliosi di una Costituzione di elevatissima i principi, ne abbiamo completamente dimenticato l'applicazione proprio nelle sue norme più innovative, nei sindacati, nell'impresa, nei partiti, nella parità di genere, e nella difesa dell'ambiente, cioè nella società, nella politica, nel lavoro.
Ma abbiamo anche contaminato una buona idea, quella di una moneta unica europea, favorendone l'impostazione in modo talmente contraddittorio da rinunciare, illudendoci del contrario, ad un ammontare incalcolabile e permanente di miliardi di potere d'acquisto.
Nonostante il Fiscal compact, il bail in, lo spread, ci troviamo con l'aumento della povertà ed un Debito pubblico.stratosferico e sempre crescente: monito quotidianamente invocato dagli alti burocrati europei per correggere, o sottolineare, le nostre vocazioni dissipatrici.
E per completare il quadro di un bilancio storico dell'umanità tutta, anche l'Europa e noi italiani con essa, non ha saputo culturalmente e spiritualmente conservare quella primazia che millantava di avere (insieme e nonostante i tanti misfatti commessi) ed avere il coraggio di suonare altissimo l'allarme di un mondo che si appresta (inconsciamente?) al suicidio ecologico.
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