mercoledì 28 novembre 2018

La procedura di infrazione come sintomo di crisi italiana ed europea

Non è improbabile che l'ipotesi del varo delle procedura di infrazione da parte della Commissione europea possa italicamente concludersi a tarallucci e vino.

Lo stentato fraseggio dei due leader politici della coalizione di Governo, entrambi consonanti nell'irrisione dei due o tre decimali pretesi da Bruxelles (psicologicamente e tatticamente il loro autentico errore), lascia comunque prevedere un possibile minimo aggiustamento dei conti per approdare al congelamento della temuta procedura.

Un compromesso cioè strappato con i capelli, che allontanerebbe il rischio di una caduta traumatica del Governo ma potrebbe tuttavia provocare lo stop del crescente consenso elettorale a favore della componente leghista, vero traguardo della grezza ma finora efficace impostazione strategica del suo leader, Matteo Salvini.

Ma parimenti il buon fine del compromesso (unitamente alla sterilizzazione dello spread) sarebbe un sollievo per gli stessi astuti membri della Commissione europei,ben consapevoli della convenienza che la severità della minaccia non si concluda con il suo realizzarsi.

E' intuitivo infatti che l'ipotesi del definitivo fallimento di un accordo, non si limiterebbe all'apertura di una crisi politica italiana di difficile soluzione ma assesterebbe un colpo assai grave alla compattezza stessa dell'Unione europea.

La procedura di infrazione all'Italia aprirebbe, per l'unine europea, un vulnus speculare (anche geograficamente) alla vicenda  Brexit, provocando due criticità, sull'area atlantica occidentale e su quella mediterranea mediorientale.

La lunghezza e la complessità della procedura d'infrazione sono la spia della sua finalità, una pressione lenta ma crescente da cui scaturisca l'evidente posizione di inferiorità del paese inadempiente alle regole dell'Unione e la sua obbligata convenienza a soggiacervi.

Se così accadrà nella presente circostanza, anche per mancanza di alternative, un paese in cui il processo di integrazione ha mosso i primi passi - ideologici  (Manifesto i Ventotene,1941) e politici (trattato di Roma, 1957) - renderà evidente jl carattere gerarchico dell'assetto europeo.
 
Quale sarà il quadro politico che  ne deriverà, è difficile immaginare. Il nostro paese, stressato da un meccanismo monetario irragionevole, dovrà affrontare il suo immediato futuro con più limitate risorse economiche e con autonomia ancora più ristretta.

Nella rappresentazione dei rapporti di forza a livello globale, tuttavia, anche l'Europa, per miopia della sua visione politica ed impulsi di egemonie nazionaliste fuori tempo Francia, Germania), dovrà rassegnarsi ad abdicare al suo ruolo di protagonismo millenario nella storia del mondo.

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