Su Corsera del 5 maggio, Maurizio Ferrera ha affrontato, con argomenti convincenti, il tema del tasso di affettività che l'Europa presumibilmente ancora riscuote dai paesi che ne sono aderenti.
Quanto meno, Ferrera riesce a sottolinearne il grado di persistente coesione dell'Unione, deducendolo precisamente dalla vicenda della Brexit, e dalla constatazione che nonostante l'esito del referendum di tre anni or sono, il Regno Unito, è tuttora esitante a consumare il divorzio definitivo.
La compattezza dell'Unione europea, pur con le innumerevoli venature di scontento che scorrono nei suoi ventisette paesi, trae la sua forza, anche nelle più accentuate mentalità euro scettiche, perché - secondo l'editorialista - è diffusa la consapevolezza delle incognite incalcolabili di un salto nel buio.
In un panorama mondiale in radicale trasformazione, per sviluppo e consolidamento di realtà nuove (Cina, India) o decomposizione di assetti antichi (indebolirsi di alleanze militari con gli Usa, acutizzarsi delle crisi medio orientali), ognuno dei paesi europei difficilmente potrà sentirsi attratto da scelte di una solitaria navigazione.
Il teorema che ne risulta è ancor più significativo, per il nostro paese, dal disarmo sostanziale effettuato dal Governo leghista - penta stellato di gran parte dei presupposti anti europei, sul piano istituzionale e monetario, con cui aveva perseguito il successo elettorale dello scorso anno.
Facendo nostre tali premesse, possiamo fruire delle statistiche che "Il Sole 24ore" ed "Ocse", in data odierna, ci propongono come causa fondamentale dell'impoverimento complessivo della classe media dell'ultimo decennio che caratterizza, quasi paritariamente, sia l'Italia sia la stragrande maggioranza dei paesi europei.
In presumibile coerenza con l'editoriale di Maurizio Ferrera, possiamo forse desumere una nota di ottimistico realismo sul futuribile del vecchio continente.
L'unione europea fu concepita - dopo la seconda guerra mondiale - come un atto consapevole di riconoscimento degli errori millenari storicamente compiuti per le reciproche, frequentemente mortali, inimicizie e rivalità.
Nel frattempo tuttavia i mutamenti avvenuti sul pianeta, hanno corrisposto a modalità di comportamento non dissimili da quelle storicamente ricorrenti dell'egoismo, della supremazia delle armi e della ricchezza.
In particolare, il vecchio continente dovrà rendersi conto, per cimentarsi negli assetti e negli equilibri mondiali, di non poter esimersi dallo stabilire al proprio interno, equanimità di rapporti economici e stabilità di quadro istituzionale.
Ed emergerà con evidenza come ogni impulso sovranista o populista sia intrinsecamente incompatibile con la sopravvivenza di analoghi percorsi di altri paesi, se non nella inevitabilità della collisione permanente e quindi, come unico possibile antidoto, l'unità europea.
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