Ciò che caratterizza la vicenda dello Sea Watch 3 è la difficoltà di stabilire chi e come si sarebbe potuto trovare dalla parte della ragione.
A cominciare dalla capitana tedesca della nave dell'olandese o.n.g. che già dall'inizio ha interpretato arbitrariamente la inaffidabilità dei porti libici da cui i profughi ripescati in mare provenivano.
Infatti, a prescindere dalla successiva scelta di scegliere un porto italiano, pur nel riconoscimento di tale fondata diffidenza, l'arbitrio di partenza non aveva una formale sussistenza, molti notoriamente essendo i pareri non convergenti, in sede europea.
Tutto ci riporta - dagli scambi delle reciproche e diplomaticamente discutibili riprovazioni fra Governi italiano, tedesco francese e olandese, per finire alle incertezze delle sanzioni di imminente comminazione - all'iter istituzionale del processo di formazione della cosiddetta "integrazione europea".
Oppure, a maggior ragione, della (presunta) "Unione Europea": nulla di identificabile sussiste che possa infatti definire una rete di obbligazioni che, secondo presupposti unanimemente riconosciuti, possa precostituire congruenza ed obbligatorietà di comportamenti e con validità collettiva.
Purtroppo, tutto l'enorme guazzabuglio creatosi nei diritti e doveri dei singoli stati europei, nel campo militare, welfare state, fiscale, migratorio, occupazionale - con l'unica (e significativa) eccezione della materia monetaria - è rimasto di competenza della discrezionalità esclusiva del Consiglio dei primi ministri, vero organo supremo, di ogni stato europeo aderente.
E' quasi ovvio interpretare che ciò sia accaduto perché fatalmente convergente a disparità crescente delle singole unità statali, ed il loro inevitabile disporsi secondo la gerarchia dei rispettivi rapporti di forza.
Tutti gli scontri fra gli stati europei non potranno ormai più, in questo (dissestato) assetto istituzionale essere definiti aprioristicamente all'intervento dell'organo supremo ed è illusorio credere che da tale gerarchia si possa uscire, senza tornare alle fonti (federaliste) del primitivo disegno unitario europeo.
Nelle presenti condizioni, non sarebbe solo illusorio ma addirittura colpevole, credere che l'Europa possa nuovamente assurgere a protagonista della storia del pianeta.
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