lunedì 19 agosto 2019

Una settimana fatidica, senza bussole di orientamento se non le rispettive convenienze nazionali

Chiediamo preliminarmente comprensione, per una assenza nel nostro dialogo con il pubblico che si è protratta per circa 1 mese e mezzo.


Siamo giustificati da una avaria al nostro sistema di comunicazione, non riconducibile tecnicamente al presente terminale, che ha tuttavia imposto un ricambio del gestore del suo funzionamento, pur senza mutamento di indirizzo.

Nel naturale ripensamento degli eventi politici ed economici di questo lungo lasso estivo, non ravvisiamo altro che una lunga teoria di comportamenti, sui vari fronti interni ed esteri, la cui analisi non imporrebbe valutazioni diverse dai presupposti generalmente applicati fino all'inizio dello scorso luglio.

E' vero, ci troviamo in una acutizzazione del rapporto di incompatibilità dei due partiti di Governo, fino alla possibile sua deflagrazione di una crisi anche formale.

Eventualità che tuttavia non accresce alcuna contrarietà, per una sorta di pessimismo quasi aprioristico nei confronti di una nucleo governativo, la cui litigiosità non ha mai segnato differenze di valutazione, per l'evidente fragilità dei rispettivi presupposti.

Anche la crisi di Governo aperta dal leader della lega, nel peggiore dei modi, per la scelta del momento e delle modalità tattiche, ha già sprecato il prestigio politico del proponente, prima ancora del suo passaggio parlamentare.

Ma tutta la compagine politica dirigente parlamentare e partitica mostra l'immaturità della gravità del  momento e l'arco delle proposte che mette in campo sono tutte limitate alle sanzioni contemplate dai regolamenti europei.

Nessuna consapevolezza di revisione di tutto l'apparato burocratico, in apparenza quasi finalizzato alla nostra condizione di sudditanza, originata da un meccanismo di conversione di cui stentiamo ormai a credere come conseguenza di un momento di distrazione generale, anche se poi gabellato
come la media ponderata delle monete aderenti all'euro.     
 
Abbiamo oniricamente vissuto il crescere continuo del nostro debito pubblico, nell'illusoria convinzione che una posta di pubblica contabilità sia troppo grave per poter essere sanzionata,  all'insegna del noto aforisma del "too big, too fail".

Possiamo solo sperare che il momento del nostro paese di essere considerato come limone ormai completamente spremuto, e che la revisione dei patti con l'Europa, se tutti gli europei, che hanno una fede autentica nella sua unità cessi di essere regolata secondo regole inique. 

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