domenica 25 agosto 2019

L'irresolubilità della crisi, nel rifiuto irresponsabile di revisione dei patti costituenti europei

La fatica che i gruppi politici, particolarmente M5s e Pd, con previste azioni di disturbo della Lega, stanno affrontando in una manciata di giorni, per presentare una realistica ipotesi di governo al Presidente Mattarella, modificherà, se accolta, il destino imminente del nostro paese.

Niente di più, tuttavia, che il respiro di sollievo di cui una massa prevalente di parlamentari (di tutto l'arco politico) saprà compiacersi, per la prosecuzione della legislatura ed il disagio evitato (spese comprese) di una campagna elettorale che non risolverebbe nulla, col rischio aggiuntivo di un peggioramento degli equilibri complessivi. 

Il carattere politico degli accordi eventualmente raggiunti troverà per qualche giorno grande e cubitale enfasi sui giornali, ma rapidamente rifluirà in un elenco di (più o meno illusorie) proposte che, comunque condivise o rifiutate, non sortiranno alcun fecondo risultato.

Se il nostro paese, più precisamente l'opinione pubblica nell'interezza della sua complessiva articolazione mediatica, esiterà infatti a identificare i punti centrali delle sue ben note patologie, - diagnosticandone le cause, permarrà nella cecità di chi pretende l'uva da un terreno sabbioso.

Il dibattito racchiuso nel perimetro delle contrapposizioni dei partiti e delle attuali dispute parlamentari di Montecitorio e di palazzo Madama, non approderà ad alcuna ipotesi di ripresa.

Solo l'autenticità dell'ispirazione ideale del progetto unitario europeo può soccorrere al superamento della sua crescente fase critica, nel richiamo aperto all'indispensabilità di una visione solidale, federalista e paritaria.

Ogni esitazione a rivedere criticamente le pregresse modalità del processo unitario europeo e la rinuncia a sottacere specificamente la sua evidente indefinibilità istituzionale, possono soltanto significare una pavida rassegnazione: quella di derubricare la credibilità europea e di spegnerne ogni protagonismo, nel sempre più complicato panorama geopolitico mondiale.

Le tentazioni populiste e le angosce di perdute sovranità nazionali, originano sicuramente, e soprattutto, da un quadro (largamente e visibilmente) compromesso di una Europa tutt'altro che unita.

Né ci si illuda che alcune nazioni sorelle, avvantaggiate da poco soppesati accordi, come verificatosi nell'immigrazione e nella moneta unica, possano avvalersi indefinitamente di un percorso che ha di fatto contaminato il messaggio originale.

E' invece emersa una costellazione di paesi, con reciproci rapporti funzionali a crescente impronta gerarchica che, coscientemente o meno, fatalmente ne rafforzerà i presupposti di decomposizione.

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