domenica 13 ottobre 2019

Quel nostro grande sogno che purtroppo non esiste più

E' facile supporre che i lettori di Repubblica, ma in particolare quelli della generazione precedente alla seconda guerra mondiale, abbiano letto, non senza notevole imbarazzo, l'editoriale domenicale di Eugenio Scalfari.

Soprattutto è facile dedurre che molti di loro - abbiano o meno condiviso le conclusioni ed anche il titolo dell'articolo - ne siano rimasti profondamente frustrati.

"Quel nostro grande sogno che purtroppo non esiste più" è il titolo desolato dello scritto che riassume le tappe della costruzione del progetto dell'Unità politica europea, il cui spunto originale giustamente Scalfari fa risalire al "Manifesto di Ventotene" del 1941.

E' tuttavia nella parte finale che Scalfari non esita ad esprimere una sentenza di fallimento irreversibile di quel progetto e, nero su bianco, del fallimento del nostro paese.

Scalfari, non risparmia niente a nessuno e nessuno si salva: "l'Europa non esiste ...non è mai stata così priva di Unità, almeno da vent'anni in qua".

Nell'ambito del nostro paese le sue parole raggiungono il diapason. "L'Italia, in Europa, pensa solo a se stessa, si compone solo di una quantità di piccoli partiti privi di visione politica, i cui rappresentanti sono alla terza o quarta generazione...".  "C'è solo l'egoismo, nessun amore per gli altri:ognuno fa il suo gioco, non escludendo il ricorso al malaffare". "Tutto questo è passato, in Europa e in Italia"

Paradossalmente, più sopra, Scalfari aveva circoscritto le benemerenze dell'Europa al solo risultato della moneta unica ("l'esistenza della moneta unica, l'euro, è l'unico valore e l'unico autentico potere dell'Europa").

Dalla sua raggiunta presenza fra le teste d'uovo del nostro paese, abbiamo sempre provato grande stima intellettuale, per Eugenio Scalfari.

Vorremmo solo poterlo incontrare per dibattere se, per caso o per consequenzialità, precisamente:

a) le modalità di acquisizione dell'euro, al di là delle responsabilità e preparazione dei  governi italiani, e b) il tradimento del concetto federalista che del Manifesto di Ventotene era il fattore istituzionalmente essenziale,

non rappresentino le cause fondamentali del fallimento unitario europeo - irreversibile o no che possa risultare - e dei paesi che ne dovevano far parte.

Senza esitare, per concludere, a sottolineare che nettezza di giudizi di tenore simile a quelli oggi adottati dal fondatore di Repubblica, dovevano trovare più tempestiva ed assidua denuncia politica, con idoneità di motivazioni, già da molto tempo.

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