lunedì 24 febbraio 2020

Il candidato socialista alla carica di Presidente degli Stati Uniti

Dunque, dopo l'esito delle primarie del Nevada, il 78 enne democratico Bernie Sanders, senatore del Vermont, con percentuali del 46 %, può sperare di farcela.

Ideologicamente classificato come socialista, il  veterano politico della sinistra, legittima l'ipotesi che un autentico rappresentante delle istanze sociali negli Usa, nemmeno iscritto al partito democratico, possa ottenere la nomination per essere designato candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti.

Lo slancio impresso a lui - pur da un numero ancora modesto di delegati - è tuttavia significativo per il favore che suscita.

E se davvero Sanders non è iscritto al Partito democratico, ciò è un sicuro indizio di potenziale consenso per lui di vaste aree di opinione pubblica libera.

Con forse esclusiva eccezione del precedente storico della elezione di Franklin Delano Roosvelt, di 90 anni or sono, la novità più sorprendente sta nella sua impostazione critica a tutto campo, che non risparmia neppure i ritardi e le responsabilità del Partito democratico.

E' indubbiamente una esperienza nuova, questa del senatore Sanders, che potrebbe addirittura segnare una fase di alternarsi di opposti orientamenti politici ed ideologici fra Stati Uniti ed Europa.

Alla regressione generale dei partiti storici europei, ed il contestuale emergere di movimenti genericamente protestatari al loro posto, gli Stati Uniti, meglio la loro pubblica opinione, iniziano a essere sensibili alle analisi sistematiche dei mali del mondo.

Cioè la contrapposizione ragionata alle formulazioni aggressive ma incoerenti del loro Presidente in carica: "ex malo bonum".

A meno di pensare che siamo al punto finale della crisi del mondo (cosiddetto) occidentale ed alla conclusione contraddittoria della sua storica primazia.

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