La politica italiana, almeno nella fattispecie degli elementi consci ed inconsci della classe politica parlamentare, di maggioranza e di minoranza, si riassume nell'unica strategia della sua sopravvivenza.
Il consenso ed il dissenso della pubblica opinione è ottenuto esclusivamente sulla considerazione delle prospettive per cui ogni mutamento, data la paralisi in atto, sarebbe scaturigine di novità migliorative (per l'opposizione) o peggiorative (per la maggioranza) rispetto alla paralisi attuale.
E' altresì facilmente presumibile che, su tutti, sovrasti l'incubo di affrontare le elezioni con l'applicazione delle norme che stabiliscono la riduzione significativa del numero dei seggi di circa un terzo.
Triste è l'indifferenza che caratterizza tutti, membri del Governo compresi, nei confronti della crescente irresolubilità dei problemi italiani, ma ancora più triste è la finzione dei partner europei nel loro costante richiamo sulla situazione dei nostri conti.
In realtà, non è a loro estraneo il pensiero che un partner debitore può essere talvolta funzionale all'interesse di chi lo vuole condizionare.
L'immagine europea, nel panorama mondiale, può trovare conveniente scaricare talune sue criticità su quello più esposto e meno provvisto di strumenti di difesa.
Il mito di Sisifo (il gigante leggendario che il destino condannava a spingere perennemente una pietra in cima ad un monte per poi vederlo rotolare dalla cima di nuovo a valle) calza perfettamente lo stato dell'Italia: per miopia originale dei suoi dirigenti, dimentichi di quello che storicamente doveva rappresentare l'assetto istituzionale europeo, il Federalismo appunto.
Ma, quei dirigenti, sono stati anche ciechi di fronte a tanti provvedimenti della nuova Europa che hanno identificato il nostro paese come sbocco di accumulazione dei tanti problemi onerosi: dalla spinta migratoria alla conversione delle monete nell'euro (ben sostenuti in questo, dalla superficialità dei nostri reggitori).
Accanto a tale disinteresse è poi subentrata, oltre la pigrizia mentale, la vocazione di supplirvi nella pura ricerca dell'interesse personale ed alla dismissione morale del proprio dovere di cittadini e di esponenti pubblici.
Unico elemento illuminante, in questo grigio quadro, è il confortevole segnale di un recente rapporto (del think tank Cep - Centre for european policy - di Friburgo, Germania) con il titolo "20 anni di Euro; vincitori e vinti": in cui ci viene doviziosamente spiegato quanto l'Euro sia stato soprattutto generatore di diseguaglianze.
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