In pochi giorni, press'a poco corrispondenti con l'ultima settimana di febbraio, l'epidemia di coronavirus, prima solo esorcizzata, si è materializzata nel nostro paese.
Nel contempo, la temuta migrazione di massa dei profughi siriani tra le maglie del confine turco - greco europeo, finora contrastata con pagamenti al Governo turco per impedirne l'accesso, ha iniziato il suo drammatico percorso.
L'Europa si trova ormai di fronte al punto più difficile del suo cammino e tutti i difficili nodi dell'impostazione fallita di una nuova storia unitaria, politicamente ed economicamente, presentano il conto.
E' ormai illusorio pensare che il cammino unitario del vecchio continente, concepito come antidoto alla storia millenaria di guerre e di egemonie, emerso dopo il secondo conflitto mondiale, possa essere ripreso e portato avanti nel quadro istituzionale applicato sin qui.
A dispetto del lessico ufficiale, è infatti innegabile che la dizione di "Unione europea" è l'ossimoro della verità di fatto (che vede le forti sperequazioni tra i paesi aderenti all'euro) ma, soprattutto, è la peggiore premessa per far convivere su base paritaria, realtà politiche come Cina, Russia, Stati Uniti e, nel prossimo futuro, India ed Africa.
Sono gli Stati del resto del mondo che delegittimano ormai la sussistenza di una divisione ideologica fra Occidente ed Oriente, e sempre meno usano considerare quegli stati come depositari di differenti concezioni, nell'economia e nella politica mondiale.
L'Europa è grande solo se diventa unita, gli altri stati sono cresciuti ma erano grandi e uniti già dall'origine.
La richiesta di revisione europea delle strade seguite fin qui, non troverà attuazione, se non acquisendo (utopisticamente) l'ideale primigenio di una unione federale, ciò che non verrà sicuramente affrontato a breve termine.
In prosieguo, tutto dipenderà da come il nostro e gli altri paesi convinti potranno risolvere i problemi delle vecchie e nuove situazioni che ci stanno di fronte con tutte le loro numerose incognite e l'affievolirsi delle risorse disponibili.
Cioè con la ricostruzione dell'edificio europeo su base federale oppure con la rinuncia europea ad ogni ambizione di contribuire al progresso planetario tutto, proprio per la vulnerabilità che restando divisa, ne è derivata fin qui.
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