mercoledì 22 aprile 2020

L'impossibilità di giudizio sul "da farsi" europeo

Dissertare sulle ipotesi avanzate dal Presidente del Consiglio, alla Camera ed al Senato, sui provvedimenti che proporrà domani al Consiglio europeo di Bruxelles , è facile ma forse inutile data la situazione di fatto in cui il paese si trova.

E' previsione unanime, inclusa cioè l'opposizione, che la strategia del Governo si fonderà sulla convinzione che occorrono soldi comunque, ed i riguardi preliminari a norme e regole, scritte o prevedibili o soltanto temute, non lo potranno distrarre dal risultato di ottenere il massimo di denaro possibile.

Le divergenze tra maggioranza ed opposizione si manifestano invece spregiudicatamente, a seconda dell'appartenenza politica di ogni singolo percorso procedurale, più che sul rigore intrinseco contabile e finanziario.

E' eloquente come una ipotesi di finanziamento di 37 miliardi da parte del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), seppure al di fuori di ogni tradizionale condizionamento, induca un gruppo consistente di parlamentari e di esponenti politici, dell'opposizione e della maggioranza, a mettersi (verbalmente) di traverso.

Perché ? per il sospetto che le condizioni (assai onerose) di garanzia normalmente richieste da tale Istituto, possano essere imposte anche in fase successiva (?!) alla stipula del contratto ed all'erogazione del denaro.

Il punto importante è tuttavia l'imponenza della totalità dei finanziamenti indispensabili, secondo le ipotesi formulate e deducibili dalle stesse parole del Presidente del Consiglio.

Dalle quali si evince (con qualche esitazione) che raggiungano e superino il limite di duecento, anzi trecento, ma no, 500 miliardi.       

L'interruzione di molte attività produttive, la necessità di indennizzare le imprese in crisi di liquidità, il promesso risarcimento di tutta la vasta platea dei lavoratori dipendenti ed indipendenti (rimasti inattivi in conseguenza del coronavirus e quindi privi di reddito), giustifica ogni ipotesi.

E di volta in volta - nel dibattito di Senato e Camera - la girandola degli Istituti europei che saranno chiamati a rispondere alla bisogna; trova i suo spazi: il Mes, in primis, gli eurobonds, perfino il F.M.I.(Fondo Monetario Internazionale) , ma anche la Bei (Banca europea degli investimenti), la Bce (Banca centrale europea), ed infine Il Recovery Fund, di cui vedremo fra poco.   

Il crescendo, si irradia oggi in tutta la stampa, nella pur taciuta consapevolezza che saranno superati tutti gli argini di dottrinale sostenibilità, già raggiunti da tempo, del debito pubblico italiano.

Bruxelles in apparenza sta al gioco ma fa sapere che difficilmente le istanze italiane, francesi e spagnole, potranno essere approvate nella giornata di domani.

Ma intanto, il Presidente del consiglio europeo, Charles Michel, dà l'incarico a  Ursula von der Leyen (presidente dlla Commissione europea) di attivare il Recovery Fund (fondo contro la disoccupazione ed a favore di paesi in difficoltà) con capitale di 1,000 miliardi, di non immediata disponibilità.

E si diffondono notizie di agenzia che nella riunione di domani, gran parte delle richieste dei paesi dell'Unione non sarà approvata.

E' innegabile, lo scetticismo è d'obbligo ma,a parte l'aggravante poderosa del "coronavirus", non posiamo esimerci dal dichiarare che il caos europeo (quello nostro in particolare) è scaturito dall'assurda conversione monetaria del 1998. 

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