Intendiamo infatti opportuno (anzitutto per noi stessi) far precedere.al nostro tentativo di interpretare le peculiarità specifiche della fase economica che attraversiamo, una riassuntiva (e sicuramente imperfetta) elencazione delle modalità storiche usate per scambiarsi i beni e le merci, valutarne la convenienza e adempiere una funzione sociale.
- Il Baratto -
Il superamento della lunga fase storica del baratto, consistente nello scambio dei beni con altri beni, monopolizzò il commercio fin dalla preistoria.
Il baratto, è bene sottolineare, non fu e ancora oggi è tutt'altro che definitivo: in molti periodi storici, anche recenti, di grande fluttuazione dei tassi di cambio (od anche di crisi diplomatiche e di eventualità belliche imminenti) ad esso non è stato e tuttora non è infrequente far ricorso.
- La Moneta -
Con l'invenzione e diffusione della moneta (soprattutto in Grecia, nel secolo VII a.C.), gli scambi commerciali poterono avvalersi di uno sviluppo grandioso.
La moneta, che etimologicamente significa "Ammonitrice", godeva (in Grecia come a Roma) della protezione della dea Giunone e la sua applicazione ebbe conseguenze importanti anche, forse soprattutto, sul piano politico del rafforzamento storico - istituzionale del ruolo degli Stati.
La moneta, infatti, nella sua veste di capitale circolante, conferiva allo Stato un indispensabile rafforzamento di potere in quanto unico garante nell'autorizzare e garantire la sua circolazione.
Ogni legislazione dei singoli Stati stabiliva inoltre il peso e la qualità del metallo (di fatto, storicamente, oro ed argento divennero i quasi esclusivi metalli prescelti).
Ma le monete, per il minor volume e per la quasi assoluta non deperibilità del metallo, potevano essere tesaurizzate assai più facilmente rispetto ad ogni altro bene.
Questo implicava anche una funzione protettiva degli organi pubblici e quindi ad una naturale conseguente adesione politica dei cittadini, anche minimamente benestanti, allo Stato medesimo.
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- La lettera di credito -
La moneta resta il principale strumento decisivo ed insostituibile per circa 21 secoli del commercio dei mercati locali ed internazionali.
Anche se non se ne conoscono le precise origini, di tempo e di luogo, si può tuttavia ipotizzare che soprattutto nelle città e col favore delle signorie italiane, specificamente toscane e lombarde, fu intuito (se non addirittura concepito tecnicamente) il grande vantaggio del ricorso allo strumento delle "lettere di credito".
Le lettere di credito venivano vergate e firmate da compagnie ben note internazionalmente, con numerose sedi di rappresentanza nei mercati principali europei (ma anche mediorientali), a favore di commercianti, di acclarata consistenza patrimoniale e finanziaria, per la promozione delle loro iniziative commerciali.
Il rischio (di furto o di smarrimento), il costo e la fatica inerente al trasporto delle monete, risultavano così largamente ridimensionati.
- La cambiale -
Dalla lettera di credito, molto più tardivamente trasse origine, seppure di carattere spurio, un ulteriore strumento tuttora diffuso nelle pratiche (non solo) commerciali: ci riferiamo alla introduzione della cambiale.
Essa consentiva ad operatori, non adeguatamente robusti sul piano finanziario ma dotati di alto fiuto previsionale (spesso purtroppo anche fallace), di puntare sull'andamento dei mercati e di impegnarsi allo scoperto.
- Le banche -
La lettera di credito fu soprattutto il viatico che tecnicamente consentì di costruire un sistema di finanziamento del commercio (e degli Stati) allargando enormemente la disponibilità di denaro per il finanziamento commerciale.
Le banche nacquero (la prima nel XV secolo fu in Italia: il Monte dei Paschi di Siena) e si svilupparono in tutta Europa, con un grande sforzo di raccolta del risparmio privato, compresi i piccoli ma tanti risparmi privati, e moltiplicando quindi il capitale da adibire allo sviluppo economico, attraverso i prestiti con lucrosi tassi di interesse.
La funzione delle banche è, notoriamente, quella di prestar denaro a tassi d'interesse superiori a quelli riconosciuti ai depositanti risparmiatori.
Tali risparmi, senza l'intermediazione delle banche, rimarrebbero infatti inerti e non entrerebbero nella massa monetaria in circolazione.
Tale massa si traduce, di fatto, nella domanda totale dei beni, in un determinato momento ed in un determinato mercato, e ne influenza il prezzo ovviamente accrescendolo.
L'equazione, generalmente accettata, in sede dottrinale, che scaturisce matematicamente da queste brevi note, è la seguente: PQ = MV dove P sono i prezzi, Q i beni acquistabili, M la massa monetaria dei compratori e V è la velocità di circolazione del denaro che, ovviamente, è uguale ad 1 inun determinati istante. .
- La partita doppia (Luca Paciolo) -
Luca Paciolo (1445 - 1511), frate francescano, grande matematico e scienziato, nel consultare i libri contabili fiorentini e nei colloqui con gli operatori, si impegnò a stabilirne l'essenza deducendo i fondamentali metodi matematici necessari al calcolo degli interessi per i prestiti di denaro.
Il geniale francescano seppe soprattutto intuire la netta specularità di ogni evento contabile, lo assimilò al principio fisico di azione e reazione, e da esso fece scaturire la partita doppia, nella sua duplice veste di "dare ed avere": se qualcuno "ha" qualcuno necessariamente deve "aver dato"..
La partita doppia rappresenta la regola fondamentale di una buona ragioneria: essa in ogni momento può determinare il saldo complessivo dell'andamento dell'impresa e delle sue singole voci.
Come è facile capire,se le registrazioni sono state eseguite correttamente, il saldo complessivo fra "dare" ed "avere" deve risultare sempre uguale a zero.
Una regola che purtroppo fu secolarmente assai poco applicata, e solo gradualmente nella contabilità privata, ma giammai nelle contabilità pubbliche, forse per il suo rigore nella veridicità del procedere economico e finanziario, e se bene applicata, misuratrice implacabile di costi e di risorse e di nettezza di risultati.
- La contabilità analitica -
Mentre la contabilità a "partita doppia" inerisce fondamentalmente ai rapporti dell'impresa con l'esterno (cioè con tutti i fattori economici con cui viene in rapporto) la contabilità analitica si occupa in dettaglio di tutti i processi decisionali con riverberi sui costi o sui ricavi e sui beni dell'impresa soggetti a lento ma inesorabile logorio (macchinari, fabbricati e simili) .
E' una contabilità che è stata anche designata come il servizio ispettivo della vita aziendale ed ha, deve anzi avere, come immagine interna, un rapporto simmetrico con la "contabilità generale" che è principalmente vocata a contabilizzare i rapporti con dell'impresa con l'esterno.
- La digitalizzazione e la situazione "in fieri" della contabilità: l'algoritmo -
Con lo sviluppo e l'applicazione dei computer elettronici, il sistema di controllo contabile ovviamente continua ad assecondare le tradizionali esigenze rendendole soprattutto tempestive, al limite quasi in tempo reale. .
Le registrazioni seguono l'ordine cronologico e si sviluppano secondo la natura dell'operazione, cioè nelle voci di conto cui esse si richiamamo: per esempio una uscita di cassa (nella sezione "avere" del conto cassa) per acquistare merce (nella sezione "dare" del conto acquisti).
Ma la potenza di registrazione dei sistemi elettronici, sia per le grandi imprese, ma soprattutto per gli Enti pubblici, sta radicalmente mutando i presupposti tradizionali con cui le registrazioni si svolgono e sono interpretati.
Specificamente, per le banche Centrali che battono moneta, mentre con i metodi contabili, grande era l'attenzione di non operare senza tenere conto dei rischi inerenti all'inflazione o, per le banche normali, di prestare denaro al di là delle somme ricavabili dai i depositi della propria clientela.
Sempre di più, per entrambi i soggetti che, come si è detto sono creatori di potere d'acquisto (ci riferiamo all'emissione di moneta - lo Stato - ed al prestito - le banche -), l'accortezza massima consisteva di non andare oltre certi rapporti oltre il quale i rischi paventati (massime l'inflazione) potevano verificarsi.
Nella fase attuale, tali rischi vengono affrontati, crediamo universalmente, dalle Zecche degli Stati e dalla grande maggioranza degli Istituti di Credito internazionali, secondo procedure molto più spregiudicate.
Il controllo è inserito negli stessi sistemi elettroni adottati, secondo procedure specifiche e raffinatissimi calcoli, alle quali si dà la denominazione di "algoritmi", in omaggio al nome del più grande matematico arabo al-Huwarizmi (sec. IX), che riportò in Occidente, rinnovandolo, lo studio dell'aritmetica ed il suo vastissimo campo di applicazione.
L'uso strumentale di tali metodi di calcolo sta portando, nelle contabilità private e soprattutto pubbliche, concezioni diverse del controllo delle rispettive funzioni e di conseguenza più innovative strategie delle rispettive attività.
Del cui esito è ancora difficile il definirne il grado di efficacia ed ancor più il grado di pericolosità.
(continua...)
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