lunedì 17 aprile 2017

L'opportuno invito di Curzio Maltese: soprattutto per rimediare ad una inconscia e generalizzata rimozione di un errore colossale

Siamo naturalmente in attesa positiva della reiterata intenzione del M5s di indire un referendum consultivo nazionale per sondare il parere degli italiani sul che fare con l'euro.

Non esiteremmo, nella circostanza, a rafforzare la necessità della storica mancanza di una diagnosi rigorosa di come l'euro è stato concepito e dei danni, di incalcolabile ammontare, che derivarono, e tuttora derivano, a tutta l'economia del nostro paese.

Questa omissione, per la verità, ha contrassegnato tutte le formazioni politiche ma anche tutte le teste d'uovo della scienza economica del nostro paese, favorevoli o meno alla moneta unica, cui ha fatto comodo accettare tranquillamente la vulgata che la conversione delle monete nell'euro fosse scaturita dalla media ponderata del rispettivo potere d'acquisto.
   
Più esattamente, per la verità, uno dei massimi esponenti del M5s, il vice presidente della Camera Luigi Di Maio (vedasi post del 15 gennaio u.s.) si spese in una dichiarazione pubblica affermando che la conversione della lira con l'euro aveva comportato per l'economia pubblica una perdita di 25 miliardi di euro, senza tuttavia illustrare i criteri alla base di tale calcolo.

Dando come casuale (non inconsueto all'impulsività del penta stellato Di Maio) tale riferimento alla genesi dell'euro ed al (infinitesimale) peccato originale che la caratterizzò, sembra quasi di dedurre che la riconsiderazione del meccanismo monetario di conversione della lira nell'euro resta evidentemente, nell'inconscio collettivo, come un fatto neutrale, comunque ininfluente.

Oppure, forse, troppo complicato per chi ha una grande sicurezza di possedere la verità ma scarsa o nessuna familiarità per l'algebra o per l'economia, o per entrambe le discipline.

Siamo comunque compiaciuti, in queste ore di festività e di meditata riflessione, che un autore di grande acribia come Curzio Maltese (ultimo "il Venerdì" di Repubblica) inviti ad aprire "una discussione seria, onesta e laica sull'euro".

Ed effettivamente, in modo conciso e chiaro, Maltese svolge una dotta ed ironica cronistoria dell'euro e degli esponenti politici che ne furono prima detrattori decisi e poi assertori convinti.  

Ma nella sua articolata eziologia della crisi dell'euro, neppure emerge analisi né cenno alcuno, a come fu concepito l'euro e quali sconcertanti modalità caratterizzarono la conversione dell'euro ed i conseguenti errori commessi, in punta di dottrina e di calcolo aritmetico.

Dal che appunto, nel silenzio generale, appare legittimo pensare ad una ipotesi di inconscio collettivo a carattere contagioso a cui, formalmente, soggiacquero anzitutto Prodi e D'Alema, poi tutti coloro che i dati di base di quell'accordo furono tenuti operativamente ad assecondare.  

Accettiamo perciò entusiasticamente l'invito finale dell'articolo di Curzio Maltese che recita: "Vogliamo allora a provare ad uscire dalle curve da stadio pro o contro l'euro e cominciare a discutere i fatti storici, i risultati, le soluzioni realistiche?".

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