domenica 17 settembre 2017

Caso Consip ed altro: non solo gli apparati statali nelle (non rassicuranti) deontologie professionali

La vicenda Consip, da verosimile caso di corruzione, improvvisamente, per tutt'altro che lusinghieri comportamenti germogliati all'interno dell'arma dei carabinieri e della magistratura, è assurto a non infondato teorema di progetto finalizzato all'eversione politica, con relativo connesso reato.

Con il discredito programmato intenzionalmente sull'allora presidente del consiglio Matteo Renzi, ma tuttora segretario del Partito democratico, la vicenda Consip e l'indagine conseguente avveleneranno inevitabilmente l'imminente campagna elettorale e forse ne stanno anticipando l'inizio.

Le loro conseguenze, siano o meno comprovabili le ipotesi di reato (manipolazione di documenti probatori a fini eversivi, riconducibili a due alti ufficiali dei carabinieri e ad un procuratore della repubblica di Napoli) non produrranno comunque buoni effetti.

Le rispettive tifoserie, dei colpevolisti e degli innocentisti, stanno prendendo posizione e difficilmente concorderanno sull'esito dell'inchiesta, da taluni accolta, in toto o parzialmente, dagli altri respinta.        
Non dobbiamo stupirci quindi se, come informa un servizio (13 settembre) de "Il Fatto Quotidiano", nel corso dei lavori del recente "Forum Ambrosetti", fu resa nota l'esistenza di un copioso elenco di discutibili "curricula", morali e professionali, degli ispettori dei 19 più importanti istituti di credito operanti nel nostro paese.      

Nel convegno era stato specificamente precisato che ben 63 membri dei complessivi 271 ispettori (circa 1 su 4) dei menzionati 19 istituti, risultano tuttora sprovvisti dei requisiti di competenza per la funzione ricoperta.

Requisiti, è bene specificare, non arbitrari, ma del tutto conformi ai criteri stabiliti in sede europea, con direttiva del 26 giugno 2013, appunto da assegnare a coloro che rivestono incarichi di controllo e di verifica della regolarità gestionale degli istituti di credito, di rilevante dimensione ed importanza.

Il ritardo della mancata applicazione di quella direttiva, nel mondo bancario italiano, ha forse il suo punto di criticità più delicato nelle nelle reiterate doglianze, manifestate dalla Banca centrale europea, per il mancato adempimento di congrui interventi correttivi ad un fittizio (quindi illegittimo) aumento di capitale, per l'ammontare di un miliardo, operato dal Monte dei Paschi di Siena.

Vicenda ben nota a Bankitalia che ha già sanzionato di una multa di 208.00 euro all'amministratore delegato Marco Morelli, perché corresponsabile, con la vigilanza, del mancato ripristino di misure finalizzate al rimedio della grave operazione effettuata per quel finto aumento di capitale.

L'interrogativo, tuttora senza risposta, sta soprattutto nell'omissione, imputabile al Ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, dell'emanazione di un decreto attuativo della direttiva europea di cui sopra.

Un quadro, come morale di una favola non fittizia, che illustra ampiamente l'alto grado di contagiosità che scorre dagli organi di Stato (il Governo, in ritardo dei suoi obblighi decisionali, come fonte di emissione di decreti) e, attraverso soggetti privati (le banche italiane), approda in Europa (Banca Centrale Europea) e fotografa purtroppo il nostro paese, ancora una volta, in posizione di costante subalternità.

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