Come è ormai tradizione consolidata, la ripresa politica autunnale si è celebrata, davanti ad un parterre di primari esponenti politici e del mondo mediatico, italiani e stranieri, ospiti del Forum Ambrosetti nella prestigiosa Villa d'Este, prospiciente il lago di Como, in quel di Cernobbio.
Nel week-end seguito al mese di agosto sono emersi alcuni presupposti fondamentali sul cui binario scorreranno le scelte di una legislatura che concluderà il proprio ciclo istituzionale, di durata quinquennale, fra 6 mesi, in piena coincidenza con l'inizio della primavera.
Un Forum di buon lessico e di buone maniere, sia da parte dei relatori come da coloro che intervengono per le opportune argomentazioni, correttive e integrative, raramente con accentuazioni polemiche, mai comunque disgiunte dalla cortesia.
Questo valga specificamente con i due interventi in giorni diversi, nei quali si sono cimentati due esponenti italiani apicali, Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan.
Entrambi hanno voluto marcare, politicamente il primo, con linguaggio economico il secondo,il ricuperato stato di salute italiano, assumendo i recenti coefficienti, da più parti provenienti, relativi alla fase di sviluppo del Pil italiano ed, a loro parere, comprovanti la definitiva (ma illusoria) uscita dal lunghissimo nostro periodo di crisi.
Non omettendo di ricordare che tali parole, specie dal ministro dell'economia, sono state reiterate (gratuitamente) in numerose occasioni, nel periodo precedente del Governo Renzi, è assai azzardato
l'affermare un miglioramento complessivo dei conti ed ancor più un miglioramento del nostro bilancio pubblico, che cifre eloquenti dimostrano invece in costante peggioramento.
L'intervento del Commissario europeo per gli affari economici, Pierre Moscovici, ci ha ricordato con molto garbo (in definitiva era in casa nostra) la necessità di arrestare la progressione (finora inarrestabile) del nostro Debito pubblico.
E' la cartina di tornasole, come questo blog ha spesso sottolineato, cui ricorrono tutti i vertici dell'Unione, generalmente quando si complimentano di nostre più o meno vaghe riforme, a cui sono assolutamente indifferenti, in tal modo riuscendo a vanificare la facondia dei politici italiani.
Parlare infatti dei miglioramenti dei caratteri strutturali del nostro bilancio, solo il sussiego un po' rattristante del nostro ministro, riesce ad evitare sobbalzi di incredulità, rendendoci dubbiosi ed in certa misura grati alla disponibilità del ministro a sottoporsi a tali inconsistenti dichiarazioni.
Ma forse entrambi gli interlocutori sono, in siffatte circostanze, reciprocamente in tacito accordo a ripetere parole che non si incroceranno mai, ma conserveranno la nostra funzione di Paese subalterno, con i vantaggi relativi per l'egemonia altrui.
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