sabato 24 febbraio 2018

Il debito pubblico sfiora i duemila trecento miliardi

Nella crescente confusione di una campagna elettorale, comunque rappresentativa del modo di porsi della classe politica italiana, il nuovo record del nostro debito pubblico (2.293 miliardi di euro) sembra immeritevole di commenti esplicativi, se non addirittura di menzione.

Indecoroso, ma per certi aspetti comprensibile, il silenzio che lo circonda da parte della coalizione di governo, se tale può definirsi la minuscola costellazione che ruota attorno al Partito democratico.

Sarebbe infatti difficile spiegare come la crescita inarrestabile del debito possa essere compatibile con le reiterate affermazioni specie di queste ore dei successi realizzati nella legislatura trascorsa.   

Inspiegabile invece l'atteggiamento delle due componenti di opposizione dei penta stellati e del terzetto dei partiti di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, che quanto meno potrebbero rivendicare minori responsabilità politiche nel meccanismo di applicazione dell'unificazione monetaria europea. 

Nelle noiose kermesse televisive cui assistiamo, non sembra infatti che la cifra di duemilatrecento miliardi, cui ci stiamo avvicinando di minuto in minuto sembra una realtà che non ci appartiene:

Forse anche l'opposizione esorcizza il dato nella speranza che, ignorandolo, potrà affrontarlo nel modo, al momento, più conveniente, ove l'ipotesi di una ascesa al governo possa molto presto (cioè dopo il 4 marzo) configurarsi come percorribile dai partiti che ne fanno parte.

Oppure, nell'inconscio, anch'essi (in primis, il leader del M5s Luigi Di Maio), nel timore di contraddire la benevolenza dell'Europa, decidono sia meglio acconciarsi, già da ora, ad un regime di subalternità a Bruxelles, cioè a ripercorrere il cammino già tracciato dai Governi di centro sinistra e di centro destra.

Tutto l'arco dei Partiti italiani soffre infatti di una malattia endemica, cioè la patologia più nefasta del nostro sistema politico, e cioè l'incapacità dei rispettivi gruppi direttivi ad assumere iniziative, forse condizionati dall'apparente realismo di due considerazioni di fatto.

La prima sull'inestinguibilità del debito e la seconda sul comportamento degli altri paesi dell'Unione, istintivamente portati ad ignorarne le cause ma sistematici nella frequenza quotidiana con cui lo denunciano.

Un realismo tuttavia solo apparente, che peggiorerà sicuramente la situazione italiana e si rivelerà fatalmente come una ulteriore egoistica miopia della politica di Bruxelles, che ha già tradito il progetto istituzionale federalista e indebolirà progressivamente il futuro stesso dell'economia europea.         

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