Egregi signori Matteo Salvini e Luigi Di Maio,
le circostanze e la vostra azione, quali che siano le decisioni che assumerete, vi pongono, distintamente, nel difficile percorso obbligato della coerenza con i presupposti ideologici fondamentali da cui è iniziata la vostra progressione politica ed istituzionale.
Se alcuni punti programmatici rispettivi, flat tax e reddito di cittadinanza, ad esempio, collidono nella loro attuazione, altri assai, più delicati, come quello della moneta unica, possono invece trovare un loro robustissimo "ubi consistam".
Come gran parte delle cose economiche, la rispettiva valutazione di ciascuna di esse non può
infatti scaturire a priori dalla qualità della scelta, ma dai risultati quantitativi conseguenti alle modalità attuative della scelta effettuata.
L'euro non fu, almeno per l'Italia, un bene o un male in sé, ma le sue conseguenze hanno ormai
chiaramente rappresentato una incalcolabile espropriazione del potere d'acquisto della lira (cioè di tutti i suoi abituali od occasionali percettori) che perdura tuttora.
La conversione della lira fu infatti gestita secondo criteri derivanti da (monumentali) errori di distrazione concettuale in cui incorsero Prodi e Ciampi quando vi aderirono nel 1998.
Errori che fondamentalmente consistettero:
- nell'adottare, come esclusivo (e niente affatto essenziale) criterio di calcolo, i listini di cambio della lira con il marco,
- nel commettere l'assurdità di un negoziato secondo la logica della svalutazione competitiva (senza accortamente avvedersi che essa sarebbe cessata esattamente con l'avvento della moneta unica),
- nella obliterazione totale del peso determinante delle masse monetarie, della lira e del marco, in circolazione all'epoca.
Il tutto nella esclusiva attribuzione al Governo tedesco di supervisionare i calcoli distinti con le singole 11 monete che aderirono fin dall'inizio, in contrasto con ogni criterio di media ponderata (che molti esponenti politici credono tuttora essere stata applicata) e che fu visibilmente contraddetta.
La dimostrazione è dispiegata nella finestra "Perché questo blog", da cui emerge come questa denuncia di macroscopico errore è preliminare ad ogni tentativo di rivitalizzare il mito dell' unità europea, già gravemente insidiata dal fallimento istituzionale del carattere federalista del suo originale progetto.
Il prezzo pagato dall'Italia fu e continua tuttora a rigenerarsi, a guisa del masso che il mitico Sisifo
spingeva fino alla cima della montagna per poi vederlo precipitare di nuovo a valle.
Un riesame che numerosi dibattiti e questo blog a ciò finalizzato, ci ha spinto a denunciare il patto di conversione come il peggiore in assoluto nella nostra storia postrisorgimentale e fomite primario della crescita incessante del Debito Pubblico italiano.
Con il "fiscal compact" ed il "bail in" si è poi quasi consumato il processo di arretramento dell'Italia al rango di nazione di servizio, come infatti confermano le quotidiane e forse ciniche esortazioni della burocrazia di Bruxelles alla riduzione nostro Debito Pubblico.
A cui solo la rivisitazione radicale della politica monetaria europea, può sperabilmente contrapporre una difficilissima ma inderogabile inversione di marcia: analogamente a come i tedeschi ottennero nei primi anni '50 con la cancellazione dei risarcimenti per i danni di guerra di cui erano stati giudicati come primi responsabili.
Con distinti saluti, Pierluigi Sorti
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