lunedì 16 luglio 2018

2.327 miliardi, nuovo record del Debito Pubblico

Bankitalia ha registrato, in data 31 maggio, che il nostro Debito pubblico ha toccato un nuovo record posizionandosi a livello di 2.327 miliardi.

Ormai l'opinione pubblica italiana, non più alimentata dall'ottimismo costante di molti esponenti politici per tutto ciò che è di provenienza europea, è sempre più sensibile al dibattito sulla moneta unica, soprattutto nella risposta all'alternativa della permanenza o dell'uscita dall'euro.

 La risposta di gran lunga prevalente, nei numerosi dibattiti che si svolgono con crescente frequenza,  su tutti i canali mediatici, è comunque orientata alla denegazione della fuoruscita, soprattutto per le grandi incognite, che questa ipotesi indubbiamente riesce a suscitare.

La giustezza di tale orientamento è tuttavia passiva, ed anche ipocrita, se non è accompagnata dalla preliminare analisi  del meccanismo che ispirò la realizzazione della moneta unica e la conseguente denuncia della sua erroneità, in punta di diritto, di radicale errore contabile e di danno economico.

Il pur utile discutere che si è fatto e, siamo convinti, si farà per lungo tempo non può chiarire l'elemento di fondo che tutti trascurano (o preferiscono trascurare) ma invece è essenziale.

Cioè l'individuazione del rapporto leonino che ha segnato la conversione della nostra moneta con la moneta unica, basandola esclusivamente sul rapporto dei prezzi di listino dell'import export con la Germania, del breve periodo 95-98 dello scorso secolo.

Il che significò omettere quello che doveva essere il coefficiente effettivo di una conversione monetaria a carattere multiplo, cioè il rispettivo potere d'acquisto di ogni paese aderente.       

 La finestra di questo sito rispondente al titolo "Perché questo blog" illustra la radicale erroneità di quel meccanismo, le cui conseguenze sono (e continueranno ad essere) perduranti per la nostra economia e micidiali per tutti i contribuenti italiani e pregiudizievoli per il nostro Debito Pubblico.

Per poco numerosi che siano i nostri lettori, nessuno di essi ha mai tentato di contestare la fondatezza della nostra analisi, ma soprattutto nessuno, nei numerosi scontri in dibattiti pubblici, da chiunque organizzati, ha mai nemmeno tentato di confrontarsi, né tanto meno tentato di smantellare, con il punto di vista da questo blog sostenuto.

Ognuno vorrà e comunque potrà continuare a concepire tutte le congetture legittimamente sostenute, compresi i corrispondenti rapporti dei giornali con i propri lettori.

E' tuttavia molto strano che nell'eziologia delle cause del degrado continuo del benessere del nostro paese, non sia mai contemplato l'esame tecnico delle modalità della fusione monetaria delle monete europee per la conversione nell'euro. 

Invitiamo qualunque contribuente italiano ad affrontare il calcolo di quel che sarebbe il proprio reddito, sol che si fosse accolta la proposta iniziale tedesca di cambiare la nostra moneta con 950 (invece che con 990, come Prodi stesso ottenne, avendo chiesto addirittura un cambio a 1000 lire).

Il fondo odierno del Corriere della Sera - a firma di Alberto Alesina e Giuseppe Giavazzi -  nel renderci edotti che, negli ultimi lustri il reddito medio italiano è stato superato da spagnoli, irlandesi (doppio del nostro), ed ultra distanziato da tedeschi e scandinavi, troverebbe forse una altrettanto pertinente spiegazione. 

Di sicuro comincerebbe a capire la dimensione di una operazione, seppure giusta in sé, che, guerre a parte, è sicuramente quella più irrazionalmente gestita di tutta la nostra storia.

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