martedì 3 luglio 2018

L'Unione europea e l'illusione ingannevole dei paesi volenterosi

L'assise del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno è stato fondamentalmente segnato dal ricorso ad un nuovo concetto, di per sé indiscutibile ma chiaramente quasi catalogabile nella categoria dell'ovvio  assoluto.

Se il problema fondamentale sul tappeto riguardava il problema dei migranti, l'obiettivo del superamento della ridistribuzione equanime degli oneri sopportati da alcuni su tutti gli altri paesi, è stato posto nella maniera più indolore ma prevedibilmente inutile.

Si è riconosciuto l'esistenza del problema, ma l'accettazione del coinvolgimento collettivo è stata  condizionata dalla volontà dei singoli paesi di assumerne l'onere corrispondente.

E' evidente che, pur nella positività della riconosciuta sussistenza del problema, la modalità operativa rischia di risultare completamente inerte.

La vulnerabilità del sistema Europa ne risulta chiara, almeno quanto i problemi della povertà di una nazione possono essere efficacemente demandati alla vocazione caritatevole dei suoi cittadini.

Non possiamo ormai più ripetere le geremiadi di una concezione europea destinata ad una crescente sterilità senza sottolineare o meglio ribadire l'errore originale di aver trascurato l'unica ipotesi che aveva i precedenti storici di effettiva concretezza di applicazione, cioè l'assetto federalista.

Come era implicito negli Stati Uniti d'Europa, come disegno che aveva tutti i requisiti per trovare il suo compimento.

Ora, a rovescio, pare addirittura che l'Unione europea debba operare per l'interesse, giustificabile o meno che sia, di singole nazioni aderenti.

Come si è visto appunto anche in occasione dell'ultimo Consiglio richiamato, nel quale la soluzione del problema dei migranti secondari (quelli che transitano da un paese europeo ad un altro)  è stato il punto più delicato affrontato, perché inerente alla crisi del Governo della cancelliera tedesca Angela Merkel.

Proprio la statista tedesca che, su un incrociatore italiano, si recò a Ventotene per un omaggio al Manifesto di Ventotene, compiendo un atto che a posteriori risulta esemplare modello di (in)consapevole ipocrisia di Stato. 

Coloro che, per età anagrafica, hanno vissuto i momenti in degli anni 50 in cui si dibatteva su quel  Manifesto, ricordano facilmente che l'ipotesi che ne costituiva istituzionalmente il concreto disegno era rappresentata appunto dagli Stati Uniti d'America.

Il corso delle cose è stato diverso e i risultati sono qui davanti a noi, con l'aggravante che addirittura l'Unione europea, è gradualmente divenuta una occasione per rinnovare vecchie gerarchie che ci illudevamo di avere lasciato alle spalle.       

Nessun commento:

Posta un commento