Almeno nel novero dei nostri ricordi, per la prima volta, non possiamo che compiacerci dell'asserzione di un esponente politico apicale della Camera dei Deputati, inerente alla crisi economica del Paese.
E' accaduto nel corso della ben nota trasmissione televisiva "di Martedì" (scorso 10 dicembre, su La 7, si veda il video dal minuto 43) nel cui ambito Luigi Di Maio, leader di punta del M5s e vice presidente della Camera, ha icasticamente indicato nel metodo di conversione della lira nella moneta unica una radice primaria della gravità della nostra situazione.
E' invece importante aggiungere alcune osservazioni, non solo collaterali, in riferimento alla valutazione del danno provocato, come conseguenza di quella conversione, che lo stesso Di Maio frettolosamente quantificava in 25 miliardi di euro.
Cifra che infatti appare del tutto insignificante rispetto alle effettive ripercussioni che la sottovalutazione della lira, operata nel meccanismo di conversione, ha determinato aritmeticamente la crescita continua del nostro debiti pubblico per ogni anno del periodo che corre almeno dal 2002 fino ad oggi.
Fino ad oggi e per il futuro, se mancheranno i ripensamenti, in Italia come a Bruxelles, di un sopruso oggettivamente commesso, sicuramente a danno della nostra economia, da tutti i governi che hanno aderito all'euro zona.
Dal punto di vista della quantificazione effettiva del danno, chiediamo simbolicamente all.on. Di Maio di provare a calcolare l'ammontare del danno, sottostante alla sottovalutazione, limitata ad una sola lira, nel rapporto di conversione.
Lo moltiplichi successivamente per 1.500 miliardi di euro (cifra assimilabile al valore annuale del Pil italiano) per avere la cifra approssimativa dell'espropriazione di potere d'acquisto di un solo anno e poi moltiplichi il risultato per i circa 14 anni del periodo dal 2002 fino al 2015.
Perché ci rivolgiamo specificamente all'on. Di Maio, approfittando della sua dichiarazione di cui sopra?
Perché se il M5s affronterà realmente il referendum (consultivo, presumibilmente) sull'euro, sarà giocoforza considerare questi elementi che aggiunti all'errore, dottrinale, di avere scelto l'euro come figlio naturale dell'ecu, deformarono radicalmente la sua finalità di moneta unica.
L'ecu fissava infatti i tassi di cambio tra le monete in ambito delle operazioni di import/export, che sono un segmento rilevante ma percentualmente di bassa incidenza in un processo di conversione monetaria.
Nell'unificazione monetaria, tecnicamente, il tasso di conversione tra le monete nazionali e l'euro deve tener conto soprattutto delle masse monetarie circolanti, ad un determinato momento, e del loro potere d'acquisto all'interno di ciascun paese.
E' accaduto nel corso della ben nota trasmissione televisiva "di Martedì" (scorso 10 dicembre, su La 7, si veda il video dal minuto 43) nel cui ambito Luigi Di Maio, leader di punta del M5s e vice presidente della Camera, ha icasticamente indicato nel metodo di conversione della lira nella moneta unica una radice primaria della gravità della nostra situazione.
E' invece importante aggiungere alcune osservazioni, non solo collaterali, in riferimento alla valutazione del danno provocato, come conseguenza di quella conversione, che lo stesso Di Maio frettolosamente quantificava in 25 miliardi di euro.
Cifra che infatti appare del tutto insignificante rispetto alle effettive ripercussioni che la sottovalutazione della lira, operata nel meccanismo di conversione, ha determinato aritmeticamente la crescita continua del nostro debiti pubblico per ogni anno del periodo che corre almeno dal 2002 fino ad oggi.
Fino ad oggi e per il futuro, se mancheranno i ripensamenti, in Italia come a Bruxelles, di un sopruso oggettivamente commesso, sicuramente a danno della nostra economia, da tutti i governi che hanno aderito all'euro zona.
Dal punto di vista della quantificazione effettiva del danno, chiediamo simbolicamente all.on. Di Maio di provare a calcolare l'ammontare del danno, sottostante alla sottovalutazione, limitata ad una sola lira, nel rapporto di conversione.
Lo moltiplichi successivamente per 1.500 miliardi di euro (cifra assimilabile al valore annuale del Pil italiano) per avere la cifra approssimativa dell'espropriazione di potere d'acquisto di un solo anno e poi moltiplichi il risultato per i circa 14 anni del periodo dal 2002 fino al 2015.
Perché ci rivolgiamo specificamente all'on. Di Maio, approfittando della sua dichiarazione di cui sopra?
Perché se il M5s affronterà realmente il referendum (consultivo, presumibilmente) sull'euro, sarà giocoforza considerare questi elementi che aggiunti all'errore, dottrinale, di avere scelto l'euro come figlio naturale dell'ecu, deformarono radicalmente la sua finalità di moneta unica.
L'ecu fissava infatti i tassi di cambio tra le monete in ambito delle operazioni di import/export, che sono un segmento rilevante ma percentualmente di bassa incidenza in un processo di conversione monetaria.
Nell'unificazione monetaria, tecnicamente, il tasso di conversione tra le monete nazionali e l'euro deve tener conto soprattutto delle masse monetarie circolanti, ad un determinato momento, e del loro potere d'acquisto all'interno di ciascun paese.
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