lunedì 22 maggio 2017

Fine della sospensione del valore del denaro liquido depositato in banca: e adesso...?

Ormai le avvisaglie sono molte ed eloquenti: la fase del denaro senza praticamente capacità di reddito per interessi concordati, è prossima al rettilineo finale.

Ma, attenzione, il denaro senza reddito (o addirittura con reddito negativo) ha riguardato solo il popolo dei risparmiatori privati.

Assai poco, tuttavia, è stato di giovamento alle imprese che ne hanno cercato un prestito presso le banche nelle quali quei risparmi sono depositati.

E del resto non tutti i risparmiatori privati hanno subito questa fase di infruttuosità del reddito tesaurizzato, ma solo quelli (moltissimi) per i quali il risparmio costituisce una piccola ma preziosa garanzia di far fronte ad emergenze imprevedibili.

Non poche sono state invece le strade, anche di natura tributaria, aperte ai possessori di notevoli capitali in forma liquida, ivi compresa l'opzione degli investimenti in titoli del debito pubblico.o in forme assicurative sulla propria vita.
   
Ma appunto il peculio, pur minuscolo, depositato in banca dal singolo risparmiatore, se moltiplicato per il numero dei componenti della tutt'altro che esigua totalità dei suoi consimili, ha rappresentato una liquidità elevata e disponibile, pressoché gratuitamente, per il sistema complessivo delle banche.

Le quali non solo ne hanno, pur in misura diversa, ampiamente fruito, ma in contemporanea hanno beneficiato dei vistosi finanziamenti dell'iniziativa (forse senza precedenti storici) del "quantitative easing": cioè i circa duemila miliardi (oltre 150  miliardi per l'Italia) emessi dalla Banca centrale europea (Bce), a tasso quasi pari a zero ed, ormai entro l'anno, in fase conclusiva.

E' amaro constatare che, per il nostro paese, sia assolutamente mancata la consapevolezza pubblica, cioè politica, del carattere provvisorio ed essenzialmente emergenziale, di questa eccezionalissima fase, cui, occorre sottolineare, è stato concomitante un periodo internazionale di bassi prezzi delle materie prime dell'energia.

Ma questa omessa consapevolezza politica, potenzialmente traducibile in una profonda revisione della politica del credito, ha impedito al sistema bancario, di essere puntuale all'appuntamento della ripresa fisiologica della liquidità monetaria a carattere oneroso.

Anche Bankitalia, almeno in apparenza, non ha dato espliciti orientamenti per richiamare la provvisorietà del denaro a costo basso, e dei vantaggi impliciti, almeno nel quadro strategico di disboscamento delle più vistose criticità del mondo del credito nostrano.  

Ora, pur senza misconoscere che il metodo del "quantitative easing" abbia comunque giovato al nostro paese, è altrettanto certo che, in misura forse minore, cospicui siano comunque stati i benefici per tutte le aziende di credito dell'euro zona, quelle tedesche comprese.

C'è infatti da credere che il vero significato delle reiterate doglianze tedesche, ministro Wolfgang Schauble "in primis", sul persistere dei pericoli inflazionistici e l'aggravarsi del debito pubblico (italiano, specificamente), sia stato e perseveri ad essere, un astuto e dissimulato atteggiamento, da noi purtroppo già sperimentato.

Precisamente quando nel 1998 a Prodi, presidente del Consiglio, che, sulla base di calcoli molto distratti, chiedeva una conversione della nostra moneta basata sul cambio di 1.000 lire contro 1 marco tedesco, il suo omologo Helmut Kohl, lasciò intendere che solo con molti sforzi (e superando la contrarietà degli industriali tedeschi) era in grado di concedere fino ad un massimo di 990 lire.

Comunque non è priva di spiegazioni la realtà della circostanza che l'economia tedesca, a dispetto di tutte le opposizioni alla politica monetaria europea, Bce ovviamente compresa, abbia ulteriormente
elevato la sua primazia economica e parallela egemonia politica.

Chissà, invece, quale era il vero significato del recente assillo di esponenti politici e di rappresentanti dell'alta finanza (Mario Draghi compreso), nel dissertare sulla necessità di un aumento inflazionistico fino al 2% per rimettere in moto la nostra capacità produttiva...

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