martedì 2 maggio 2017

Non impercettibili disarmonie fra editorialisti di Corsera del 1° maggio

Nulla di riprovevole, ovviamente, anche per un giornale molto prestigioso ma, in piena concomitanza con le analisi relative al risultato delle primarie aperte del Pd, non può non destare stupore la lettura comparata di quanto scrivono due prestigiosi editorialisti sul Corriere della Sera del primo maggio appena trascorso.

Due articoli chiari e articolati: il primo, per la consueta penna elegante e lucida di Massimo Franco che ci propone una ragionevole valutazione delle conseguenze della vittoria di Renzi.

Il secondo, di grande interesse, che illustra le (per noi) assai frustranti novità economiche a livello internazionale (almeno relativamente al loro mancato impatto nel mondo mediatico di casa nostra) con la firma di Federico Fubini.

Massimo Franco, dopo aver sottolineato "le percentuali quasi schiaccianti della vittoria di Matteo Renzi, la cui scenografia trionfale mette tra parentesi le ultime sconfitte", non esita, nel suo editoriale (ed anche articolo di fondo di "Corsera") a tracciare efficaci argomenti sull'inopportunità di eventuali tentazioni, del riconfermato segretario del Pd, di provocare, con una crisi di governo, lo scioglimento delle camere per anticipare le elezioni politiche generali.

A scopo ulteriormente dissuasivo, Massimo Franco ricorda infatti che Paolo Gentiloni, il premier in carica, "sta guadagnando una credibilità internazionale che sarebbe pericoloso buttare via: tanto più per mano dello stesso partito".

Nel prendere seriamente atto della logicità della prosa di Franco, non abbiamo potuto leggere senza costernazione, l'editoriale di Federico Fubini, riportato a caratteri cubitali nelle pagine immediatamente successive, sugli enormi effetti nei costi (oltre un centinaio di miliardi) conseguenti alle nostre perseveranti incertezze in tema di politica monetaria.

Fubini, nell'incipit del suo resoconto, ci rende infatti immediatamente edotti che "le banche del resto del mondo hanno tagliato la loro esposizione sull'Italia di oltre cento miliardi di dollari, quasi il 15% dei capitali investiti" (fonte: Banca dei Regolamenti Internazionali, usa a calcolare i valori delle monete in termini di dollari, n.d.r).

E' superfluo sottolineare come Fubini, lascia emergere, nel resto di tutto l'ampio quadro informativo delle motivazioni che, per la loro insufficienza, che hanno determinato profondo pessimismo sulla nostra politica monetaria e reso concretamente operative le scelte di tutte le principali banche del mondo.

Numerose fra esse hanno infatti non solo eluso ogni riconferma dei loro prestiti a nostro favore, ma li hanno girati alla Bce, ancor prima della loro data di scadenza.

In una cornice siffatta è difficile credere che il premier Gentiloni, nella veste di ministro degli esteri del Governo precedente, possa aver guadagnato credibilità internazionale durante i suoi oltre 4 mesi di governo, senza mai, direttamente o indirettamente, avere dato mostra di essere almeno consapevole del diminuito credito monetario italiano e di voler apprestare gli opportuni rimedi: Fubini in effetti non ne fa cenno alcuno.

Il che, duole dirlo, è quanto meno sorprendente che un editorialista rigoroso come Massimo Franco, abbia espresso una valutazione, nei confronti del premier, forse un poco fuori le righe per rafforzare, forse in misura superflua, le sue indubbiamente interessanti analisi.

Al di là, comunque, delle contraddizioni illustrate, tutto induce a ricordare che soprattutto nel settore monetario, Renzi e tutti i suoi predecessori, hanno consumato, nello gnorri delle classi dirigenti tutte, le più infruttuose ed inconsapevoli velleità in un mondo di cui poco hanno capito o, peggio, hanno preferito ignorare.    

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