lunedì 8 maggio 2017

Una intelligente provocazione di Rete 7 : l'autodifesa economica

Come tutti possono registrare, si intersecano in queste giornate sempre nuove e talvolta convulse ipotesi politiche sul futuro dell'Unione europea.

L'esito elettorale delle elezioni presidenziali francesi (poi vinte da Emmanuel Macron, non facilmente interpretabile se come innovatore o assertore dell'attuale assetto europeo), la sempre più aggrovigliata matassa delle trattative inerenti alla Brexit (l'annunciato ritorno in campo di Tony Blair, per sterilizzare la Brexit)), l'incertezza sulla stabilità del governo italiano (il delicato e contraddittorio rapporto Renzi / Gentiloni), sono un vero e proprio groviglio assai difficile da dipanare.

L'incubo di questi e numerosi altri temi e dei dilemmi che comportano, ha tuttavia avuto una serena, pur se momentanea, parentesi, lo scorso 5 maggio, in una provocazione del telegiornale delle 20 di rete 7.

Nel corso dei commenti inerenti al confuso dibattito parlamentare sulle novità legislative in tema di sicurezza e di auto difesa personale, un improvviso commento fuori campo innestava, con lessico appropriato, l' ipotesi che il diritto all'autodifesa personale, per salvaguardare la propria "integrità fisica", possa auspicabilmente trovare un diritto parallelo con la legittimazione dell'autodifesa personale per salvaguardare la propria "integrità economica".    

Si affermava cioè una verità semplice, intrinseca ai molti casi della vita economica e sociale in cui decisioni, di enti sia pubblici sia privati, comportano conseguenze molto spesso ostili ai legittimi ma disarmati interessi di singoli o di specifiche categorie sociali, generalmente ritenuti immeritevoli di almeno preventiva informazione.

Se dal punto di vista formale la proposta di rete 7, ha soltanto un valore provocatorio, non vi è dubbio che l'evoluzione dei tempi, il grado elevato dei rapporti civili, la necessità di una qualche forma di deterrenza nello strapotere di certo mondo finanziario, possa aprire le porte ad una legislazione più attenta alla difesa dei rapporti economici di cittadini coinvolti incidentalmente in scelte in cui non hanno parte in commedia.

Quanto meno, potrebbe già da ora porsi l'opportunità dell'ipotesi di cancellare costituzionalmente le leggi monetarie dal novero di quelle non ammissibili all'istituto del referendum abrogativo.

Forse se tale ipotesi fosse stata già esercitabile a suo tempo, sarebbe stato assai meno salato il prezzo pagato da tutti i cittadini italiani per l'entrata nell'euro della nostra moneta a condizioni incredibilmente sfavorevoli.

Qualcuno di quei cittadini, nel 1998, a differenza di coloro che istituzionalmente erano in grado di farlo, avrebbe potuto molto probabilmente rendersi conto delle nefaste conseguenze, tuttora perduranti, derivanti dalla abissale superficialità con cui Romano Prodi concordò con Helmut Kohl, i termini della conversione della lira per entrare nella moneta unica europea.    

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