domenica 16 luglio 2017

Il vano operar sul primitivo, mai ravvisato, errore

Matteo Renzi ci riprova e riprende l’iniziativa a largo raggio in ambito europeo, con la proposta di capovolgere la politica di austerità ed assumere provvedimenti in favore della spesa e del consumo.

Fiducioso nel suo rango di segretario del partito di maggioranza, si illude inizialmente di poter contare quanto meno sull’appoggio del governo italiano, che invece proprio nel ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, riscontra al contrario una fredda reazione.

Il progetto renziano di un quinquennio di massimizzazione della spesa, in consonanza con l’immediato  “non expedit” delle autorità competenti europee, provoca infatti nelle parole dello stesso Padoan un giudizio burocratico di irricevibilità, perché di provenienza  estranea alla politica governativa.

Renzi tuttavia non teme l’isolamento istituzionale, convinto nel suo rango di segretario del Pd, di essere tuttora politicamente il più forte, anche per essere notoriamente stato il grande sponsor del Governo stesso, e commette probabilmente il suo  secondo errore.

Punta presumibilmente su un sentimento crescente, e forse ormai prevalente, dell’opinione pubblica nazionale contro l’Europa, rea confessa di inesistente solidarietà per il dramma italiano dell’emigrazione.

Ma  rompe così una linea che era stata comune a tutti i nostri governi ed ai rispettivi presidenti, che sempre, convintamente o meno, avevano sempre acconsentito, dopo la fondazione della moneta unica, ai vari provvedimenti di irrigidimento di tutta la politica monetaria.

Così fu per il “fiscal compact”, per i regolamenti sanzionatori (six pack e two pack) e infine per il “bail in”.

In realtà, il vero peccato originale stava, e sta, nella assurdità dottrinale ed aritmetica della moneta unica che sola può spiegare, nonostante i sacrifici e l’imposta austerità dei bilanci nazionali, come il nostro debito pubblico sia costantemente cresciuto.

Come si evince legittimamente da un comunicato di Bankitalia, di queste ore, che registra una rilevante crescita del Pil e un corrispondente – altrettanto rilevante – aumento del debito pubblico nazionale.

Peccato originale che è e rimane una criticità essenziale che congiunta al recupero istituzionale dei presupposti federalisti costituisce la condizione di una Unione Europea capace di contribuire al futuro del pianeta tutto.

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