lunedì 31 luglio 2017

Il rapporto annuale del FMI: luci, ombre ed omissioni per il nostro paese

Ormai, per l'Italia, tutti gli organismi istituzionali, europei ed internazionali seguono sempre lo stesso spartito.

Lo schema, ricordiamolo, parte dalla seguente premessa: anche l'Italia partecipa alla fase di ripresa dell'economia globale ed il nostro paese si potrà giovare della congiuntura favorevole assecondata dal persistere di livelli bassissimi del costo del denaro.

Non fa eccezione il Fmi nelle sue considerazioni iniziali che anzi, nell'analizzare lo stato economico dell'arte del nostro paese, sottolinea, nel rapporto pubblicato due giorni fa, gli altri elementi più significativi che lo contraddistinguono.

Dopo le riforme istituzionali degli ultimi anni, riconosce il Fondo, l'Italia affronta ora la ristrutturazione del suo ordinamento bancario e (pur contraddetto dai dati effettivi disponibili che registrano il nuovo record a 2.400 miliardi di euro) è iniziata la diminuzione del Debito pubblico.

La ripresa, tuttavia, prosegue sempre il Fondo, in considerazione dell'esaurirsi degli incentivi oggi disponibili - i tassi di interesse monetari od il prezzo internazionale delle materie prime energetiche - non realizzerà che un limitato aumento dell'occupazione.

Parimenti, gli economisti del Fondo si dolgono nel riferire che si accrescerà la percentuale della popolazione italiana a rischio povertà e che non migliorerà la disoccupazione giovanile .

Soprattutto si esclude, sempre dal rapporto esaminato, che il potere d'acquisto delle retribuzioni lavorative possano tornare ai livelli precedenti all'introduzione della moneta unica se non fra un decennio almeno.

A tal fine occorrerà comunque ritoccare il livelli retributivi diminuendone l'onere ( quindi, contraddittoriamente, aggiungiamo noi, aggravandone il potere d'acquisto) e parallelamente migliorare il tasso negativo d'incidenza dei cosiddetti "not performing loans", cioè i crediti difficilmente recuperabili.        
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Dall'insieme il rapporto del Fondo, non ci apre suggestioni suscettibili di alcun ottimismo per la nostra economia e, almeno nell'ambito di quanto è stato giornalisticamente riportato, l'impressione complessiva è quella di un canovaccio ripetitivo di molte precedenti occasioni.

Ed una domanda ci piacerebbe molto di poter prospettare al Fondo ed ascoltarne la riposta: sbagliamo noi, per colpevole ignoranza, o non esiste effettivamente uno studio approfondito del Fmi in relazione al meccanismo adottato dall'Unione per la realizzazione della moneta unica?

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