Il clima della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento non riesce ad accendere emozioni politiche autentiche e positive nello stato d'animo popolare.
Eppure esisterebbero molteplici presupposti persino per interrogarci e cercare risposte deducendole dalla storia della nostra politica nazionale e soprattutto dalla sua passata ed attuale capacità di indipendenza nel panorama europeo e mondiale.
E' legittimo il dubbio che un tale esercizio potrebbe comportare il rischio ulteriore di un imprudente rigurgito di nazionalismo o, al contrario, proprio al fine di esorcizzare ogni sospetto di divorzio dall'euro, di decadere in una graduale subalternità alla politica europea.
In realtà, i partiti ed i rispettivi esponenti contrastano su queste tematiche dall'unico angolo visuale della probabilità che le posizioni assunte, indipendentemente dalla loro validità intrinseca, accrescano il consenso elettorale e quindi l'accesso alla maggioranza parlamentare, ora imprevedibile ma che, forse, scaturirà dalle urne il prossimo 4 marzo.
E' desolante constatare come le conseguenze elettorali di tale miopia politica di ogni forza politica italiana, si caratterizzano per la continuità con cui, fin dall'inizio, hanno affrontato il progetto unitario europeo sulla base esclusiva di precostituite, ma giammai approfondite, scelte ideologiche.
Rispetto alle quali, tuttavia, è inspiegabile come, nel silenzio quasi totale e fin dall'inizio, i presupposti federalisti - quelli storicamente simbolici del Manifesto di Ventotene, in primis -, siano stati sistematicamente violati, e le scelte economiche siano state effettuate nel misconoscimento dei criteri fondamentali di equità fra gli stati aderenti: fino all'espropriazione del nostro potere d'acquisto.
Al di là di ogni richiamo nazionalista, l'adesione italiana all'Unione europea, è segnata da due visibili ma misconosciuti errori che hanno ferito la Giustizia del rapporto federale ed il Rigore contabile del meccanismo di conversione della moneta unica.
Una eredità passiva di cui, incredibilmente, i metodi di cooptazione della classe politica o la pavidità di quanti, pur coscienti, evitano di denunciare le originali responsabilità: con la conseguenza di derubricare gradualmente il nostro paese a nazione di servizio a favore di egemonie altrui.
Nessun commento:
Posta un commento