lunedì 15 gennaio 2018

L'inconscio (od ostentato) regresso del federalismo europeo

E' molto difficile valutare se le dichiarazioni di Immanuel Macron, ampiamente riportate dalla stampa, in occasione del suo recentissimo incontro con Paolo Gentiloni a Roma, possano rappresentare un elemento di chiarezza del processo di rafforzamento politico europeo oppure il segno evidente del suo decadimento.

O quanto meno di una sua ormai accertata caratterizzazione antitetica ad ogni concezione europea ad ispirazione federalista.

Nel quadro di un convegno aperto, con cadenza periodica, a tutti i paesi dell'Unioine europea in diretta connessione con le problematiche dell'area mediterranea, il capo di Stato francese ha infatti  manifestato vivissimo compiacimento per il rilancio economico in corso nel nostro paese.

Tale riconoscimento, ha rimarcato Macron quasi casualmente, è delimitabile dal periodo dell'incarico di premier a Gentiloni, (nel contesto significativo dell'invio di un contingente militare italiano in Niger a rafforzamento del presidio rancese) e con la sottolineatura del grande vigore che l'intesa italo francese può sicuramente conferire al quadro politico complessivo.

Il tutto, tuttavia,secondo la precisazione conclusiva del presidente francese, comunque subordinato ad una strategia complessiva basata sulla diarchia politica di Francia e Germania.

Ciò premesso, sorprende assai che né dichiarazioni politiche né affilate analisi critiche di organi di stampa, italiane o straniere, abbiano ritenuto opportuno esprimere consenso, o stupore o contrarietà.

Eppure sarebbe stato naturale attendersi comunque una reazione ad esternazioni di un pensiero politico così nitido nell'affermazione di una gerarchia politica precostituita e mai discussa, se non addirittura indiscutibile.

Né può essere una attenuante la circostanza che le parole del presidente d'oltralpe, profferite quasi incidentalmente ed al di fuori dell'oggetto tematico ufficiale degli interlocutori in campo: appunto i problemi dell'area mediterranea.

Ma quale che siano state le motivazioni del silenzio generale con cui le allocuzioni di Macron sono state recepite dalle autorità politiche dell'Unione europea tutta, alcuni interrogativi non possono essere elusi.

Il silenzio, o la consonanza con quelle dichiarazioni, non possono non comportare il riconoscimento di uno stato di fatto, cioè la caratterizzazione istituzionale di una gerarchia già riconosciuta ed operante dell'Unione europea, al di fuori di ogni atto ufficiale costitutivo.

 Il che comporta, al di là di ogni considerazione di merito, il dubbio di ogni cittadino europeo di dissentire da una Europa, il cui processo di sviluppo contraddice profondamente lo spirito originale del manifesto di Ventotene (1941) e degli accordi di Roma (1957).   

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