domenica 7 gennaio 2018

Le verità contabili, statistiche ed elettorali della Pubblica amministrazione

E' comprensibile, in periodo preelettorale, che la realtà della cosa pubblica e le prospettive che da essa scaturiscono, debbano ispirarsi ad un surplus di ottimismo nel futuro prossimo del paese.

L'ottimismo delle prospettive, nell'atto di tradursi in cifre aritmetiche, dovrebbe tuttavia risultare sempre legittimato dalla oggettività dei consuntivi disponibili: solo partendo da essi è corretto elaborare proiezioni migliorative conformi alle tendenze complessive di una congiuntura in evoluzione.

Non è invece corretto, sulla base dei risultati, pur se correttamente elaborati, assumere futuribili coefficienti e desumere un miglioramento ascrivibile alla presente data, come risultato già acquisito.

Parlare cioè, in comunicati e dichiarazioni ufficiali, come quelli che a caratteri cubitali appaiono oggi sugli organi di stampa e ripetuti nei telegiornali.

Nei quali, quanto meno in relazione al debito pubblico italiano, che è la cifra regina di ogni contabilità pubblica, non si registra alcuna proiezione che faccia capo alla cifra ultima disponibile, fonte Bankitalia, che ha toccato il limite superiore di euro 2.283,7 miliardi (ottobre 2017).

Calcolare un rapporto fra debito pubblico, al netto degli interessi passivi ad esso inerenti, e commisurato ad un futuribile Pil è un duplice errore e può trovare delle attenuanti solo a fini caritatevoli ma orivi di rigore.

Il rapporto Debito/Pil è infatti significativo solo a) nella totalità delle due cifre e b) nella loro contemporaneità.

Vale la pena di rimarcare che cifre incrementali del Pil (o analogamente diminuzioni del Deficit) dell'ordine di sparuti decimali, non possono essere gabellate come sintomo sicuro di consolidate inversioni di tendenza.

Che queste modalità di comunicazione pubblica siano efficaci nell'attenuazione di taluni
di tanti preoccupanti interrogativi, certamente presenti nella mente dell'elettorato, ormai in procinto di recarsi (o disertare) alle urne, è difficile dire.

E' tuttavia certo che l'illusorietà può agire sulla psicologia degli individui ma non ha mai giovato al  concreto miglioramento della realtà.

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