mercoledì 7 settembre 2016

E se gli interessi negativi bancari dipendessero (anche) da eccesso di circolante ?

Non dubitiamo che la novità assoluta (?) dell'applicazione diffusa, Italia compresa, di interessi negativi e proporzionali alle somme depositate a carico di alcune categorie di depositanti, possa essere finalizzato ad un interesse pubblico ben preciso.

Siamo anzi sicuri che tale intendimento sia quanto meno prevalente nell'iniziativa della Bce (Banca centrale europea).

La Bce applica infatti tale procedura alle banche centrali dei paesi dell'euro come stimolo indiretto ma efficace per indurre gli istituti di credito ad intensificare il finanziamento di esercizio e di investimento a favore del mondo produttivo.

Il punto critico di tale sorprendente ma discutibile procedura di applicazione di rendimenti negativi, risiede tuttavia nell'interpretazione dei motivi che hanno determinato questa situazione.

E' utile a tale scopo sottolineare una realtà che delinea una analogia che accomuna sempre di più le   principali centrali di emissione, sia del retaggio economico occidentale come orientale.

Dopo la storica decisione statunitense, circa 45 anni or sono, di eliminare ufficialmente (di fatto già in corso da tempo) la convertibilità in oro del dollaro, la stampa di pressoché tutte le monete, viene decisa autonomamente dalle Banche di emissione senza alcun altro vincolo che l'esame del calcolo della propria convenienza, politica ed economica.      

L'unico parametro disponibile per tentare di misurare un valore (relativamente) oggettivo, potrebbe essere individuabile nel rapporto tra il rapporto di indebitamento del paese emittente ed il valore del suo Prodotto interno lordo: se tali valori fossero disponibili in modo non intermittente.

Il quadro complessivo dei flussi monetari delle monete di tutto il mondo (Rublo e Yuan compresi) è ulteriormente complicato da valori di incalcolabile ammontare che sono rappresentati dal ricorso ai titoli derivati il cui ammontare, secondo valutazioni non contestate, è pari a dieci volte tanto il valore oggettivo dei titoli dai titoli di base da cui essi derivano.

Ci informa inoltre "Corriere Economia" (5 settembre u.s.) che circolano, su base globale, 10 mila miliardi di titoli di Stato dichiarati insolubili.

Aggiungiamo infine che la Bce, con il meccanismo di "Quantitative easing" ha erogato finora oltre 1.500 miliardi di prestiti alle banche europee e, ciò nonostante, nessun risultato è stato raggiunto nel tentativo di influenzare la capacità di spesa e di comprovarla con l'accrescimento significativo dei livelli inflazionistici (che viceversa non c'è stato).

Da questa sommaria elencazione, è semplice dedurre che, salvo un continuo (e altamente pericoloso) reiterarsi di tale meccanismo, una rilevante disponibilità di moneta circolante è presumibilmente tesaurizzata da coloro che ne sono i primi beneficiari, le banche in primis, proprio per fronteggiare le scadenze dei propri titoli obbligazionari.

Nei paesi a grande capacità produttiva, i capitali trovano una (relativamente) più facile possibilità di impiego e di remunerazione, ma, e sono la maggioranza, gli altri paesi sono attratti da tale più facile procedura, mentre le scelte a livello privato tendono a cercare altrove le remunerazioni più attraenti.

Del resto non è statisticamente dimostrato che la tendenza alla concentrazione della ricchezza è una costante di quasi tutti i regimi economici, nostro compreso?

Anche in Europa, il circolante è molto vasto ma ancor più vasto è il grado di indebitamento a cui esso è chiamato a far fronte.

Raffinati maquillage finanziari, attraverso la semplice stampa di carta moneta, riescono, con avvedutezza di aggiornare la vecchia politica della difesa del potere d'acquisto delle oligarchie del potere, senza i tanti fatali errori di noti e tragici periodi della storia europea.

L'euro è stato uno strumento idoneo per conservare lo status di rango mondiale del vecchio continente.

Purtroppo le modalità con cui è stato realizzato, quanto meno, ha compromesso il processo di integrazione politica, facendo pagarne il prezzo maggiore, come ci è ben noto, ad alcuni dei paesi dell'eurozona, compreso il nostro, e sperequando tutto il sistema.

In concreto, la massa monetaria messa in circolazione rischia di incartare l'economia generale come l'eccesso di traffico è proprio il presupposto della sua paralisi.

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