mercoledì 21 settembre 2016

Quantitative easing: quegli errabondi 9.000 miliardi di monete occidentali stampate...

La Federal Reserve sta meditando un giro di boa dello stock di dollari (in euro 4 mila miliardi) immessi in circolazione in questi ultimi anni (secondo modalità simili al Quantitative easing europeo) sul mercato mondiale.

La Fed intenderebbe prosciugare una gran parte di quel denaro, promuovendone il ritorno nella sua tesoreria.

Ce ne rende edotti l'Espresso di questa settimana (pag.53), desumendo tali notizie da uno studio della società di ricerca "Capital Economics" (diffuso dalla Cnn) e sottolineando l'allarme suscitato nell'ambito degli intermediari finanziari di tutto il mondo.    

Sempre dalla stessa fonte, rileviamo le cifre relative alla stampa di carta moneta (valutata in euro) effettuata dalle altre principali Banche centrali occidentali: Banca d'Inghilterra (500 miliardi), Banca Centrale Europea (2.000 miliardi), Banca del Giappone (3.000 miliardi).

In totale, un importo di liquidità, compresa quella della Federal Reserve, di quasi 9.000 miliardi di euro, che ora gli intermediari di tutto il mondo temono si possa assottigliare.

L'Espresso non riporta alcun dettaglio su tempi e modalità con cui la Fed statunitense intenderebbe realizzare tale obiettivo.

E' tuttavia presumibile che la strada più confacente si identifichi essenzialmente con una graduale ma rapida restrizione del credito alle intermediazione bancaria e finanziaria nazionale ed internazionale.

Nel tentativo di interpretare le possibili motivazioni della ipotizzata iniziativa della Fed, può aiutare a riflettere sulle conseguenze che potrebbero determinarsi in ambito specifico dell'euro zona.

I duemila miliardi del "Quantitative easing" europeo non sono riusciti a determinare quell'aumento inflazionistico del 2% che avrebbe dovuto favorire la ripresa dello sviluppo europeo.

E' fondato pensare che questo sia avvenuto perché la quantità di denaro non si è tradotta in aumento, magari lieve, ma generalizzato, di pensioni, salari e stipendi, e quindi leva potente di domanda effettiva di beni primari di consumo.

Le somme erogate si sono concentrate soprattutto nel comparto bancario, a copertura immediata o futura di esposizioni di singoli istituti, specie per deterioramento di crediti alla clientela, di elevatissimo ammontare.
                
Una realtà resa ancora più incerta dallo spettro incontrollato dei titoli derivati, il cui volume - è stato scritto - è quantitativamente calcolato come superiore di dieci volte a quello dei titoli principali di rispettivo riferimento attualmente in corso di circolazione.

Possiamo ipotizzare che la Federal Reserve, sia consapevole di tali vulnerabilità (presenti anche negli Usa) e della loro concatenazione internazionale.

Di conseguenza, giudicando altamente contagioso il loro permanere, è ragionevole che la Fed intenda intraprendere una operazione selettiva, se non addirittura chirurgica, del mondo capitalista su scala internazionale, sulla base di graduatorie che valutano la capacità imprenditoriale ed una larga autonomia patrimoniale.

In questa immaginaria strategia, è essenziale l'obiettivo di estromettere gli imprenditori più deboli e, di converso, la crescita di forza economica dei più robusti: in un panorama politico che trovi punto naturale di riferimento negli Stati Uniti.    

La storia dei rapporti degli Usa con l'Europa, per esempio con la crisi petrolifera degli anni 70, rende non infondata tale supposizione: quando le grandi compagnie belghe, francesi ed inglesi non guardavano come punto di riferimento i governi rispettivi.

Essi assecondavano infatti convintamente le scelte strategiche degli Usa che (in combine con l'Arabia Saudita) regolavano le forniture del prezioso minerale nel vecchio continente.

Ora, invece che sul petrolio, le grandi strategie si confrontano sul campo monetario, in un quadro generalizzato che registra l'indebitamento di quasi tutti i paesi, l'aumento della povertà sociale, il declino delle classi medie declinano ed il numero dei ricchissimi che, pur diminuendo di numero, tendono a divenire sempre più ricchi.

Ciò che non esime alcuno dall'amaro giudizio che scaturisce dalle politiche del credito dei trascorsi tre lustri e di cui l'Europa è altamente responsabile.

Dirigenti politici di elevata distrazione ed esperti ma opportunisti monetaristi hanno in realtà gettato al macero la grande occasione di una moneta unica, fino a provocarne il fallimento.

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