martedì 28 febbraio 2017

Crisi europea: di declino irreversibile o di ripensamento?

Siamo tutti consapevoli che la storia europea procede in misura crescente sulla base di scelte che hanno origine al di fuori della capacità di controllo e della nostra stessa portata.

E' condivisa opinione che ciò dipenda infatti dall'ampiezza dei rapporti economici che riassumiamo nel termine di globalizzazione.

La stessa Unione europea è stata la risposta obbligata alla necessità di più adeguate dimensioni internazionali, seppur con il relativo parziale sacrificio delle sovranità nazionali.

Ora, tuttavia, i risultati raggiunti dai singoli paesi, in sede economica ed istituzionale, non sembrano ormai trovare consenso in settori sempre più ampi dell'opinione pubblica europea, quella italiana compresa.

Non in tutti i paesi dell'Unione, la delusione si traduce comunque in forme omogenee: l'avversione anti europea si identifica - Francia e Regno unito (Brexit) - anzitutto con la riaffermazione del principio di sovranità (monetaria inclusa), che le istituzioni di Bruxelles implicitamente contraddicono.

Anche in Italia, le espressioni politiche anti europee hanno un analogo carattere pregiudiziale, ma purtroppo anche quelle che, pur riconoscendo la crescente inefficienza dell'assetto europeo, ne ribadiscono le opportune correzioni ma non ne sottolineano i due punti critici, che politicamente ed economicamente, la stanno conducendo al naufragio.

Una Unione europea che ha completamente omesso ogni presupposto istituzionale federalista, ed ha costruito un sistema monetario ingiustificabile sul piano pratico e dottrinale.

Non sembra purtroppo che questa diagnosi faccia parte del contenzioso alla base delle tante fibrillazioni che scuotono gli equilibri parlamentari dei paesi stessi che si apprestano a loro elezioni politiche generali, in primis Francia, Germania e poco dopo l'Italia.

Nella quale sorprende la grande litigiosità, come la spaccatura del Pd, in cui la coscienza delle tante omissioni commesse nella costruzione europea è sorda davanti ai due punti focali appena ricordati.  

E' deludente infatti che si richiamino i principi primi, di ideologia e di unità politica, senza la capacità di revisione critica di tutti i passi precedenti, come appunto la cancellazione dei principi federalisti e l'adozione della moneta unica.

Forse sono anche queste amnesie che determinano i declini delle grandi costruzioni e l'oblio dei nobili principi.

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