sabato 18 giugno 2016

Euro, oro,sterlina, Debito Pubblico, Btp, Bund e spread: la inadeguatezza della coperta europea

Ormai rischia di essere una fuga, di tutti da tutto e per tutto, altro che ripartenza: non lo è per gli italiani, ma sembra che lo sia analogamente per l'euro zona.

E come l'Europa lancia abitualmente moniti sul nostro Debito Pubblico (normalmente preceduti da encomi per le nostre nostre riforme), il FMI (Fondo monetario internazionale) coglie occasione a sua volta di segnalare tutte una vasta gamma di criticità europee.

Criticità di varia natura, ma riconducibili fondamentalmente a divisioni politiche progressivamente accompagnate dal declino di ogni credibilità europea, fino a sciogliersi nell'euro scetticismo.

Un euro scetticismo altrettanto politicamente inconsistente se il triste episodio dell'assassinio della deputata laburista inglese, Jo Cox, splendida eccezione di autentica combattente politica nel panorama europea complessivo, è stato interpretato con fondatezza come un segnale di conversione ad U dell'opinione pubblica britannica e soprattutto delle scelte di convenienza del capitale vagante speculativo.      

Lo si coglie nella crisi determinata dal profilarsi crescente di un consenso britannico all'ipotesi Brexit ed alla debolezza determinatasi nella stessa compattezza del mondo imprenditoriale europeo, o più precisamente dei loro stessi gruppi di controllo azionario.

Ma nelle stesse valutazioni suffragate dal Fmi, sembra quasi di scorgere un senso generale di disorientamento senza diretta relazione con l'euro, come moneta unica, ma nella sfiducia della consistenza patrimoniale degli istituti di credito europei, vittime di ingenti flessioni dei rispettivi listini.

Dove emerge un interrogativo di non facile risposta attinente alla flessione della moneta inglese, soprattutto considerando che la sterlina non fa parte dell'euro zona.

Ne esce un quadro dove, senza voler far ricorso ad un piano preordinato di multinazionali della finanza, specialmente per paesi come Italia, Spagna e Portogallo, si determinano condizioni di scalabilità di istituti bancari, sempre più attraenti (per i pochissimi gruppi internazionali con le adeguate risorse finanziarie).

In particolare per il nostro paese, è desolante dover riscontrare, a dispetto di tutti i tentativi richiesti, ma assai poco assecondati, di procedere ad una diminuzione del ns Debito Pubblico, esso è sensibilmente accresciuto, e lo spread risalito a quota di 157 punti, livello di 1 anno fa, con la differenza che allora rendeva i 2,2% con scadenza decennale, mentre oggi rende l'1,5%.

Le grandi masse monetarie messe in circolazione (nell'euro zona) nel fallimento di ogni tentativo di alimentare efficacemente un clima economico di "deficit spending", inducono a pensare ad una strategia complessiva di concentrazione della ricchezza monetaria, quanto meno della sua disponibilità.

Per il risparmiatore privato le scelte più convenienti sono rappresentate da acquisti di titoli pubblici, a rendimenti decennali assai bassi e comunque suscettibili a spread crescenti, rispetto ai titoli di Stato tedesco.  
 
La stessa lievitazione del prezzo dell'oro, bene rifugio per antonomasia, è indice del disorientamento generale, e la difficoltà di interpretare il momento economico e politico può forse individuarsi nella paralisi politica che contrassegna in modo specifico l'Europa.

La fondatezza che i germi patogeni della sua crisi risiedano nel duplice errore commesso nell'applicazione sbagliata di una scelta giusta (quella della moneta unica) ed in una concezione degli Stati che ne fanno parte, come una realtà politica gerarchicamente concepita.    

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