Confessiamo il disagio di attingere alle statistiche di lungo periodo per dedurne conferme sulla denuncia di un meccanismo di conversione monetaria della lira con l'euro che ha avuto conseguenze catastrofiche, tuttora perduranti, per l'economia del nostro paese.
Avevamo infatti sperato che fosse bastevole, con i post del presente blog ed in pubblici dibattiti, pubblicizzare analiticamente, di quel meccanismo, l'assurdità dei presupposti, per promuoverne la diffusione e conseguire una pubblica presa di coscienza.
Invece così non è stato malgrado, in numerose circostanze, la nostra contestazione si sia potuta manifestare alla presenza di esponenti della politica o dell'economia, dell'epoca o tuttora in carriera, ma purtroppo esemplarmente indisponibili ad ogni confronto di merito.
Dai dati ufficiali ("Il fatto quotidiano" odierno) della produzione industriale, riportati nel sessantennio dal 1955 ad oggi, la tendenza crescente della produzione manifatturiera lorda (con percentuali decennali che andavano anche oltre il 50%) ha subito un capovolgimento precisamente nei primi anni dell'entrata in vigore dell'euro, fino a scendere (decennio 1995 - 2005) al 3% e nel decennio appena concluso (2005 - 2015) a decrescere del 18%.
Nella constatazione che tali risultati sono stati accompagnati dalla graduale rarefazione del capitale d'impresa italiano in numerosi comparti della nostra economia (non di rado peraltro caduti in mani straniere) non possiamo non interpretare come verosimile l'ipotesi che il cedimento complessivo abbia principalmente coinvolto il decremento del potere d'acquisto della collettività nazionale ed, a dispetto dell'accresciuto prelievo fiscale, l'aumento incontenibile del Debito pubblico.
Rincresce di dover desumere che la classe politica, possa sfiorare punte di tale conformismo, per subalternità al potere politico, da misconoscere le reali conseguenze di una conversione monetaria riconducibile ad un vero atto di espropriazione monetaria del potere d'acquisto complessivo della collettività italiana (vedasi pagina "Perché questo blog") a tutto vantaggio del marco tedesco.
Ma parimenti rincresce che a tale storico atto di oggettiva prepotenza non abbia saputo reagire, e nemmeno di dimostrarne consapevolezza, tutto il mondo sindacale che, teoricamente, il mondo del lavoro e dell'impresa tuttora rappresenta.
Che da tale quadro riemergano accenti di carattere nazionalistico, non è illegittimo ma addirittura inevitabile il sottolineare.
Nessun commento:
Posta un commento