E' del tutto improbabile che la scelta di Matteo Renzi di incontrare Francois Holland ed Angela Merkel a Ventotene, si sia minimamente ispirata al Manifesto politico di una Europa federale che, all'inizio degli anni '40 del secolo scorso, cioè all'inizio del conflitto bellico, fu concepito da alcuni politici italiani (Spinelli, Rossi, Colorni...) detenuti, per opposizione al regime di Mussolini, precisamente nel penitenziario di quella minuscola isola.
Storicamente ne esisterebbero tutti i presupposti, a cominciare dalla lungimiranza con cui, assai prima che lo scontro europeo assumesse dimensioni mondiali quel gruppo di antifascisti seppe intuire l'anacronismo storico di una Europa divisa.
In meno di un lustro, infatti, l'Europa, col secondo conflitto mondiale ed i suoi mortali antagonismi, perdeva definitivamente la secolare supremazia del proprio ruolo, registrava la crisi del suo colonialismo ed assisteva al sorgere ed al consolidarsi di nuove realtà militari, politiche ed economiche.
In successione, gli Stati Uniti (con gli stretti legami con il Regno unito), l'Unione sovietica (poi ridimensionatasi per crisi intestina e restituita ai confini della vecchia Russia), la Cina comunista ed altri eventi collaterali (Corea, Vietnam) imponevano il trasferimento, graduale ma irreversibile, dei centri di potere mondiale dal vecchio continente ai grandi spazi americani ed asiatici secondo le regole della loro potenza militare, economica e commerciale.
I tre capi di Stato (che peraltro si confronteranno a bordo di una nave militare) saranno assai distanti da un profondo riesame dei criteri adottati nel perseguire il traguardo di una precaria unità politica del continente europeo, contaminata da reciproci atteggiamenti egemonici, da una incoerente abdicazione a rispettive sovranità (quella monetaria "in primis") ed alla rinuncia di ogni schema istituzionale di impianto federalista.
Alludiamo cioè ad un ripensamento autocritico ma bastevole a convincere che solo una Europa unita, ma sorretta da ipotesi istituzionali profondamente paritarie, avrebbe potuto reggere, politicamente ed autonomamente, in un quadro globale in radicale mutamento.
Il valore simbolico del manifesto di Ventotene non andrà oltre semplici cenni retorici e il vertice si concentrerà invece su temi tutt'altro che essenziali, come la flessibilità dei criteri di Maastricht, ed il conseguente consenso dell'accrescimento della posizione debitoria italiana e francese.
E' quasi istintivo pensare che i popoli, come le persone, siano destinati, dalla loro stessa longevità, a compiere scelte che ne affrettano la dissolvenza: ma il fatto stesso di parlarne implica forse la speranza di una interruzione del declino europeo, senza rigidi caratteri di fatale irreversibilità.
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