Il governo di Berlino ha elevato le stime sulla crescita del Pil per quest'anno ed il prossimo. Dalla previsione iniziale precedente (già alta) del 1,5% per quest'anno e del 1,6% del prossimo, il Governo ha presentato una stima dell' 1,8% per entrambi gli esercizi.
Ma queste sono le previsioni governative, considerate prudenti, mentre infatti la maggior parte dei sondaggi non esita a spingersi ad una previsione del 2%.
A corroborare tale ottimismo sono i dati statistici relativi ai livelli occupativi, nel cui ambito i tedeschi primeggiano indiscutibilmente in tutta Europa.
Non basta: l'anno scorso la Germania ha realizzato un avanzo di bilancio per un ammontare di 14 miliardi, e lo stesso ministro delle finanze Schauble, il rigoroso custode del fiscal compact, ha insolitamente promesso una politica investimenti.
I progetti di investimento pubblico non assumeranno probabilmente dimensioni tali da suscitare una domanda di acquisto, di macchinari e materie prime, dall'estero.
Ma, egualmente, forte impulso generale deriverà comunque dalla spinta delle aziende private a nuove intraprese e soprattutto a migliorare l'utilizzo della propria capacità produttiva con acquisto di materie prime e di assunzioni di manodopera, favorite, in questa congiuntura, da denaro a buon mercato, basso costo dell'energia e svalutazione dell'euro.
E' previsto che analoghe condizioni favorevoli sussistano anche per il nostro paese: infatti così si esprime Daniele Antonucci, capo analista della Morgan Stanley, il quale tuttavia aggiunge che l'ottimismo per l'Italia si basa sugli incentivi fiscali previsti dal Jobs act e sul basso costo dei dipendenti.
La nostra manodopera sostiene l'onere più rilevante della bilancia commerciale.
Eppure la previsioni del nostro 2015 - 2016 non superano un terzo delle previsioni tedesche e. soprattutto, il costo della nostra manodopera, in paragone con quella tedesca, supera a stento il 50% di quest'ultima.
Il profilo della locomotiva tedesca si consolida quasi fatalmente ma questa è una circostanza che registriamo da almeno 4 decenni, per i riverberi, di segno alterno, verificatisi nella nostra economia.
Ma altrettanto sicuramente, affermiamo che la moneta unica ha reso irreversibile ed assai gravoso, per le categorie più deboli, tale processo.
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