Da “il fatto quotidiano” (12 aprile u.s.) apprendiamo che Ben Bernanke, ex governatore della “Federal Reserve” degli Usa, ha asserito sul suo blog che“il surplus commerciale tedesco deriva essenzialmente dalla moneta unica (l'euro, n.d.r) il cui valore è inferiore del 30-35% a quello del marco”.
Ignoriamo quali criteri di calcolo abbiano portato, specie sul piano quantitativo, a queste rudi considerazioni, ma nondimeno ci sembra legittimo rimarcarne una presumibile differenza di interpretazione complessiva dei paesi dell'eurozona, quanto meno del nostro.
Se è comprensibile che ad un economista americano non competa questo punto di vista, è tuttavia difficile, quale che sia la porzione di verità delle sue parole, disconoscere che il bilancio di quasi tre lustri di storia economica dell'eurozona, deve soprattutto ricondursi ai criteri di conversione delle rispettive monete.
I vantaggi illustrati in sede di import export internazionale dall'emerito governatore della “Federal Reserve”, indipendentemente dal loro effettivo ammontare, sono stati pagati, almeno nel nostro paese, da una conversione della lira con l'euro profondamente sbagliata.
Il mancato riconoscimento dell'errore, non dell'idea in sé dell'euro, ma delle modalità del suo realizzarsi, ha ulteriormente messo in crisi, in sede europea, la fiducia nell'istituzione stessa comunitaria, e almeno in Italia, un peggioramento dell'economia e l'aggravarsi della stessa coesione sociale.
Paradossalmente, le opinioni di Bernanke aggiungono un involontario tocco di amara ironia, perché i presunti vantaggi dell'import export attribuiti alla Germania, sembrano estensibili all'eurozona tutta.
In effetti il ricorso attuale al “Quantitative easing”, gli americani (specie in connessione all'ipotesi del TTIP, Trattato Transatlantico per il Commercio: vedesi post del 11 aprile u.s.) intravvedono il pericolo europeo di una politica di svalutazione competitiva, di cui proprio noi italiani fummo furbescamente maestri: ma prima dell'avvento dell'euro, non dopo.
E' questa una ragione fondamentale di iniziativa europea di dichiarazione di verità: affermare cioè che l'impostazione politica monetaria è il punto decisivo della crisi attuale e, se non rimossa,dell'inevitabile fallimento dell'UE medesima.
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