sabato 11 aprile 2015

Dal F.M.I. all'eurozona: allarme insolvenze o prove di TTIP?

Talvolta anche la Banca centrale di Francoforte deve, invece che propinare, prendere atto di moniti ed indicazioni di gestione da organismi altrui.

Sono infatti freschissime, in ambito di “Atlantic Council” di Washington, le dichiarazioni allarmate di Washington di Christine Lagarde, massima esponente del vertice del Fondo monetario internazionale.

Con pochissime cifre la signora Lagarde ha disegnato, un po' irritualmente, una mappa dello stato di insolvenza del mondo delle imprese dell'eurozona, calcolandone l'importo complessivo al livello di 900 miliardi.

Rilevando che tale cifra non è lontana dal prestito (1.140 miliardi), rateizzato in diciotto mesi, del “Quantitative easing”, occorre aggiungere: a) che la parte maggiore dell'insolvenza è imputabile al mondo variegato dei 20 milioni circa di imprese medie e piccole dell'eurozona e b) che mediamente il loro livello relativo di insolvenza è superiore del 50% a quello attinente alle grandi imprese.

Era inevitabile che tali dati quantitativi costituissero la premessa di una precisa indicazione all'eurozona: impostare una strategia che obblighi le piccole e medie imprese a più oculate gestioni.

Il problema e le scelte relative per affrontare tale criticità investono con particolare intensità il nostro paese in cui l'ammontare di crediti inesigibili si pone ad un livello di 185 miliardi, pari a circa il 20% del totale (900 miliardi) dell'eurozona.

Quali che siano i modi per uscire da tale situazione, è prevedibile che saranno comunque privilegiate misure protettive del sistema creditizio: ad esempio accorciando i tempi per la deducibilità fiscale dei crediti inesigibili dall'utile imponibile.

Ma l'incontro dell'Atlantic Council di Washington, può significativamente essere interpretato come propedeutico esperimento di quel TTIP (Trattato internazionale dei rapporti commerciali fra le due sponde atlantiche) che, per voce corrente, sembra essere in fase di allestimento diplomatico.

Un trattato la cui vigilanza, si dice, sarà competenza di organismi arbitrali internazionali le cui decisioni non potranno essere sindacabili dai singoli stati di appartenenza.

Per concludere, si profila un passo ulteriore sul percorso di graduale cessione di sovranità degli stati, di cui è auspicabile che i cittadini italiani, europei e americani, sappiano dare tempestive ed adeguate valutazioni.

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