sabato 6 febbraio 2016

B.C.E. senza bussola e Mario Draghi ignaro di Wolfang Schauble ?

Il rapporto tenuto da Draghi, il 4 febbraio, in quel di Francoforte, davanti alla platea della Bundesbank si offre come modello di un discorso in cui, il relatore, privo di una tesi definibile con sicurezza, si cimenta in una serie di singole argomentazioni, magari accettabili in sé, ma prive di un ordinato e realistico susseguirsi.

Non è infondato il dubbio che l'oratore tenti di trattenere decorosamente un uditorio, i cui componenti egli conosce tutt'altro che ben disposti nei suoi confronti.

Draghi è infatti nelle condizioni obbligate di far passare, con tono sommesso e quasi casuale, quello che, nella circostanza, è il suo principale obiettivo, cioè un sistema assicurativo europeo, con validità di benefici estensibile a tutte le situazioni di gravi difficoltà, addirittura di default, che incombono su numerose banche europee dei paesi dell'euro zona.

Proprio quel traguardo che la Banca centrale tedesca decisamente rifiuta, in base alla constatazione della disparità di condizioni che caratterizzano le banche tedesche comparativamente alle banche di tutti o della maggior parte degli altri paesi aderenti alla moneta unica.

Una disparità di condizioni che, eloquentemente, sottintende la robustezza delle politiche creditizie delle banche tedesche e la opposta vulnerabilità dei crediti che caratterizzano le voci attive dei patrimoni delle banche di tutti gli altri paesi.

Ma ancor più della Banca tedesca, l'elemento di assai più grave ed insuperabile peso, proviene dal Governo tedesco, specificamente per l'intransigenza del suo Ministro delle Finanze (mai peraltro minimamente contraddetto dalla Cancelliera Merkel).

Di esso, e soprattutto delle ultime relative novità, Draghi sembra essere del tutto inconsapevole.
 
Wolfang Schauble (Corriere.it, odierno) sta infatti stringendo ulteriormente la rigidità della sua linea monetaria, accogliendo ed approvando i risultati di un rapporto, appena concluso e redatto da esperti tedeschi di finanza pubblica (costituito proprio dopo la crisi greca della scorsa estate).

Orbene, in tale documento, viene sentenziata l'inaccettabilità concettuale dell'uso sistematico dei governi di singoli paesi, dell'euro zona, di far ricorso al sistema bancario per finanziare il rispettivo Debito Pubblico.

Le conseguenze di tali principio sono infatti raggelanti: esse comportano infatti la responsabilità di chi presta denaro allo Stato (banche comprese), oltre certi limiti di indebitamento predefinito, di essere i primi a dover rinunciare al proprio credito, per manifesta negligenza di uso di denaro (una sorta di estensione del "bail in" al debito pubblico, n.d.r.).  

Insomma, con piena ma rigorosa disinvoltura, la Germania sta trasformando la politica europea, in modo assai difforme da ogni storica aspettativa, e fa, della moneta unica, l'epicentro di un nuovo feudalesimo, con i governi in condizioni di vassallaggio.  

Fallita la tragicamente l'egemonia delle armi, ci troviamo forse di fronte a quella della moneta.

Almeno per l'Italia, i rischi di tale percorso potevano essere prevedibili, con l'assurda conversione del maggio 1998, con il riconosciuto cambio di 990 lire per 1 marco.

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