giovedì 25 febbraio 2016

Rinuncia di sovranità e parallela remissione di ricchezza: capolavoro italiano senza eguali

E' fonte di costernato stupore il manifestarsi di quotidiani tentativi di rappresentare positivamente una regressione economica e sociale, per la quale semmai tendono a prevalere previsioni di una sua possibile irreversibilità.

Siamo di fronte ad un quadro complessivo contrassegnato: da venti di guerra, alcuni già in corso; da un Debito pubblico in accrescimento costante; da livelli occupativi fra i più bassi in occidente; da rarefazione e sperequazione crescente dei livelli pensionistici; da curve di concentrazione della ricchezza sempre più accentuate (aumento della ricchezza per pochi privilegiati e massa crescente di contribuenti con patrimonio flettente).

Eppure, ciò malgrado, si rinnova quotidianamente il serafico ottimismo di cui il Presidente del Consiglio non esita a fare irremovibile e costante ostentazione.

Abbiamo scritto, nel precedente post, che domani il presidente Jean Louis Juncker, sarà in visita ufficiale al presidente della Repubblica ed al capo del Governo.

Sappiamo che i due nostri altissimi rappresentanti politici compieranno un tentativo di dirimere i non pochi punti controversi inerenti ai criteri interpretativi che ispirano le nostre scelte economiche in rapporto comparativo con la lettera e lo spirito dei trattati monetari dei paesi dell'euro zona.

Non ci illudiamo sulla disponibilità di ascolto che Juncker laddove sarà chiesto il riconoscimento di deducibilità di quegli oneri di spesa, soprattutto di competenza pubblica, il cui manifestarsi non è addebitabile a volontà deliberata di intervento di nostre autorità pubbliche.

Ciò che più rincresce consiste tuttavia nel prendere atto che il Governo italiano stenta a realizzare che la vertenza con l'Europa, è destinata ad un logorio costante, sia della propria immagine sia della modestia dei risultati concreti conseguiti: nel dettaglio siamo fatalmente perdenti.

Dispiace soprattutto che il nostro ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, proprio in un libro da lui concepito nel 1998, avvalendosi del contributo di numerosi esperti, si cimentò in complicatissimi calcoli ed argomentazioni, ma comunque in sicuro e radicale contrasto con le modalità che furono effettivamente applicate nella conversione della lira, con accordo in data 3 maggio dello stesso anno.

Quel libro si intitolava: "L'Euro: moneta europea, moneta mondiale" da editrice Cer (Centro Europa Ricerche) con indirizzo email "centreuropa.cer@mclink.it".

Eppure Padoan, non ha mai ritenuto di parlarne, non si capisce perché, accettando tuttavia di trattare su basi abissalmente distanti.  

Non potremo mai rassegnarci della circostanza che noi italiani siamo stati capaci, con procedure istituzionali singolari, di sottoscrivere un trattato che ha comportato la rinuncia alla nostra sovranità monetaria ed in aggiunta ci ha sottoposto ad un vero e proprio atto di espropriazione di potere d'acquisto, le cui conseguenze tuttora persistono: come illustrato nella pagina "Perché questo blog".

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