Fra due settimane si emetteranno gli "stress test" che coinvolgeranno il destino immediato di alcuni istituti di creduto europei ed in particolare quello della nostra terza banca italiana, il Montepaschi, Siena.
In base al Brrd (acronimo: Bank Recovery and Resolution Directive), cioè il complesso della normativa europea sulla risoluzione delle crisi bancarie europee, è lecito possa ravvisarsi il presupposto (previsto all'art.32, di tale normativa), dell'intervento precauzionale dello stato allo scopo di evitare turbative amplificate del sistema creditizio.
In tale ipotesi, alcuni obbligazionisti (titolari di titoli ad alto rischio) e correntisti (con depositi superiori a centomila euro), possono essere esonerati dal contributo preliminare all'intervento pubblico richiesto dal regime di "bail in", recentemente introdotto.
Ciò premesso, non è inopportuna l'occasione di alcune riflessioni sullo stato dell'arte del sistema del credito in Europa, soprattutto dal punto di vista italiano.
In particolare, sono meritevoli di riflessione alcuni interrogativi concernenti banche italiane, sia in rapporto comparativo con le banche europee, sia per alcuni loro intrinseci aspetti.
Dalle statistiche riportate da Corriere Economia (11 luglio u.s.), si evince infatti, con non piccola sorpresa, che la graduatoria degli aiuti di Stato fra 13 paesi europei dell'Ue, con i più rilevanti bilanci pubblici, vede al primo posto proprio la nazione che più insiste per la doverosa osservanza delle regole, cioè la Germania.
E' quindi meritevole rilevare l'entità delle cifre di tali aiuti (accortamente effettuati prima dell'entrata in vigore del "bail in") : la Germania registra 239 miliardi di euro, seguita dal Regno unito con 162,5 dalla Spagna con 52,5, e, per ultima, l'Italia con 1 miliardo soltanto.
Una seconda osservazione riguarda i crediti in sofferenza, di cui nella specificità italiana, devesi rilevare un ammontare (da alcuni ritenuto poco prudente, ritenendolo assai più elevato) di 200 miliardi: in aggiunta con uno standard medio di capacità di risparmio, in sede europea, più elevato in assoluto.
Ne deriva: quale capacità di credito devesi presumere per le banche che, a quei risparmi attingendo, sono tuttavia costrette a dichiarare un ammontare così elevato di sofferenze?
L'ammontare delle sofferenze, terzo interrogativo, deve presumersi nei confronti di debitori pienamente operanti (in caso contrario i crediti in sofferenza sarebbero azzerati): ma quali prospettive possono formularsi per il nostro comparto produttivo, data la misura molto ampia di una così precaria solvibilità ?
Infine, per ultimo, quale interpretazione è possibile formulare, in ambito globale, nel quadro di uno scenario caratterizzato da un costo del denaro interbancario con tassi d'interesse inferiori ai livelli di tutta l'esperienza storica dei rapporti monetari internazionali ?
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