Non è facile dedurre, dal dibattito assembleare di ieri del Pd, dedicato allo stato dell'arte della politica europea, alcuna analisi precisa delle tante criticità e dei molti dilemmi che la caratterizzano.
La stessa introduzione del segretario del partito ha delimitato l'ambito della discussione ad una riflessione più attenta alle ripercussioni che la la complessità della crisi europea può provocare
nel Partito ed assai meno ad un tentativo di autonomo contributo progettuale al suo superamento.
Anche lo stesso richiamo al consolidarsi continuo nell'Unione europea di una oligarchia franco tedesca politicamente egemone, di cui il nostro paese è vittima, si è tradotto in un fervido auspicio, la rivendicazione italiana di farne parte, che invece è soltanto il suo aggravamento.
La parole dell'eurodeputato Gianni Pittella, rivolte a Matteo Renzi, ne sono l'espressione più (negativamente) significativa e contraddittoria: "La tua leadership è fondamentale, c'è troppa instabilità in giro".
La vistosità della contraddizione è sottolineata dall'ovazione con cui l'assemblea ha salutato queste parole ed ulteriormente soppesabile dal silenzio con cui l'opposizione interna del Pd, ha ritenuto di non sottoporre le parole di Pittella, a contestazione alcuna.
Eppure, proprio l'esistenza di un gruppo egemone è istituzionalmente la causa della instabilità della politica europea, soprattutto come corollario ad una politica economica e, soprattutto monetaria, di cui l'Italia, fin dall'inizio, in assoluto, ha pagato e continua a pagare un prezzo iniquo, perdurante e di incalcolabile ammontare.
E' scoraggiante constatare come tutto un partito non ritenga di dover fare i conti con un patto (vedi pag. "Perché questo blog") di cui tutto il suo gruppo dirigente storico è stato direttamente responsabile.
Il gruppo dirigente del Pd attuale, pur non direttamente responsabile (con l'eccezione del ministro Pier Carlo Padoan, che della conversione della lira fu invece uno dei massimi protagonisti: vedi post del 20 aprile 2015), è comunque colpevolmente ignaro nel proseguire in una politica monetaria, fatalmente segnata da un debito costantemente crescente, ad onta di tutti i sacrifici imposti ai contribuenti italiani.
Ne ravvisiamo la grottesca dimostrazione nell'enfasi con cui lo stesso Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, annuncia di avere invitato il prossimo 22 agosto, i due leader Holland e Merkel, ad un vertice nella storica isola di Ventotene, che è l'ossimoro più lampante del modo di procedere di questa politica europea.
A Ventotene infatti, un gruppo di antifascisti in cattività, seppero concepire il progetto di una Europa federale e democratica.
Ora invece, tre capi di Governo dell'Unione europea, si riuniscono in quell'isola, con l'intenzione (del proponente italiano) di stabilire un direttorio dei leader di tre nazioni che, nei confronti di quel progetto, potrebbero tutt'al più chiedere scusa.
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