lunedì 18 luglio 2016

Ue: diagnosi, prognosi e terapia

Sarebbe difficile non condividere, sul piano metodologico, l'esigenza degli organismi monetari europei, di avere costantemente aggiornati tutti i dati riguardanti lo stato di salute dei principali istituti di credito dell'Ue.

Analogamente si potrebbe dire anche per il monitoraggio ininterrotto che misura il grado di indebitamento dei bilanci pubblici degli Stati dell'Unione europea ed, in modo specifico, di quelli che fanno parte dell'euro zona.    

E' possibile altresì condividere, o comunque non eccepire, la facoltà, degli organismi monetari di Bruxelles, di denunciare le inadempienze, di comminare multe e di esigere tempestività nella loro correzione.

E' infatti un procedere molto affine all'arte medica, che appunto riscontra patologicamente la natura del malessere del paziente attraverso la diagnosi, definisce criteri e farmaci della cura con la prognosi ed infine realizza la guarigione, con opportuna terapia.

E' appunto la fase della guarigione che caratterizza la sapienza del terapeuta, laddove cioè la sua iniziativa si concentra sul ripristino dello stato di salute del paziente, esattamente identificabile nel periodo antecedente alla insorgenza della patologia specifica.

Orbene, il carattere unitario del procedimento, riconoscibile nella riconosciuta integrità del paziente, appare metaforicamente inesistente nella lunga fatica del periodo di costruzione dell'edificio europeo, tuttora in corso.

Nel quale è stato disatteso, fin dall'inizio, un progetto unitario ispirato in senso federalista ed un modello istituzionalmente già collaudato negli Usa.

E' stato seguito un percorso nel quale ogni scelta è stata vissuta, da ognuno dei contraenti,
secondo i criteri della rispettiva convenienza, nel misconoscimento assoluto di una specifica identità istituzionale a cui rifarsi.

Il risultato è un amalgama di stati, configurabili al più come casuale e scomposta confederazione: senza una politica estera, con una moneta unica assurdamente concepita, incapace di fronteggiare i tempi della immigrazione, senza solidarietà verso l'immigrato e nemmeno fra loro medesimi.

Con il rischio crescente di perdere i titoli legittimi dell'eredità del suo passato antico e nobile.

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