Nel tempo di due giorni (esattamente il 9 e 11 giugno) "la Repubblica" ci offre la cartina di tornasole dello stato subalterno del Governo e del ministro Padoan in materia di politica economica della Ue e più specificamente dell'euro zona.
Abbiamo infatti appreso, martedì scorso, dal quotidiano di Ezio Mauro, i tratti peculiari delle linee guida con cui Bruxelles - nelle persone dei vertici istituzionali Ue, cioè i 4 presidenti del Consiglio europeo (Donald Tusk), dell'eurogruppo (Jeroem Dijselbloem), della Bce (Mario Draghi) e della Commissione Ue (Jean Yuncker) - intenderebbe innovare il profilo organizzativo di Eurolandia.
Si tratta di un documento, scaturito da una bozza iniziale del ministro Padoan e del sottosegretario Gozi, successivamente filtrata da Francois Holland ed Angela Merkel, che si articola essenzialmente su un costituendo Fondo monetario europeo (sul modello "Fmi") con funzione istituzionale di intervento nelle ricorrenti crisi dell'euro zona e soprattutto degli Stati suoi componenti.
Il "Fondo monetario europeo", nelle intenzioni programmato per il 2019, sarebbe affiancato da organi ausiliari, la cui nascita dovrebbe avere luce già nei prossimi anni, che prevedono: un organismo di assorbimento degli shock economici imprevisti, un ipotizzato bilancio consolidato di Eurolandia e la creazione di un unico fondo "salva stati" in sostituzione di quelli specifici già esistenti.
In funzione consulenziale è anche prevista una autorità tecnica (European Fiscal Board) preposta alla valutazione di merito degli interventi da deliberare.
Dalla lettura del dettagliato servizio de "la Repubblica", è parso legittimo, al di là di ogni dubbio, di poterne dedurre, per la netta caratterizzazione accentratrice, la definitiva sepoltura di ogni sperata riformulazione di una visione economica ormai radicalmente incompatibile con una ispirazione politica federalista.
Leggere, due giorni dopo, sullo stesso quotidiano, a firma Pier Carlo Padoan, un articolo titolato "Così cambieremo il Governo della Ue", ci ha per un attimo fatto pensare ad un suo possibile atteggiamento di motivate e decorose perplessità sul documento dianzi concisamente illustrato.
Il conformismo della sua visione politica emerge invece molto evidente dalla disordinata elencazione di obiettivi auspicati, di una sequenza concettuale incoerente che senza decoro si riferisce metodologicamente al documento dianzi illustrato ed in corso apparente di avanzata elaborazione.
Il che ci consolida sulla fondatezza della lettera aperta a lui indirizzata (in data 20 aprile) ed autorizza definitivamente un giudizio negativo del suo operato, della sua competenza e della sua debolezza caratteriale.
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