giovedì 12 novembre 2015

L'auspicabile occasione britannica

E' meritevole di profonda riflessione il constatare come lo spirito di una nazione, incrociandosi con situazioni pur lontane nel tempo, possa manifestare attitudini fra loro inconciliabili.

Ricordiamo infatti come mentre il popolo inglese era vittima rassegnata della pioggia di missili tedeschi, noti come V1 e V2, il governo, guidato dal conservatore Winston Churchill, su ispirazione di un economista liberale, Henry Beveridge, seppe concepire il celebre programma sociale del Welfare State, divenuto poi il canone di riferimento di tutta la socialdemocrazia europea.    

Oggi invece il conservatore Cameron, premier di quello stesso paese ritornato da tempo al rango mondiale di grande potenza militare ed economica, di fronte al dilemma dell'entrata a pieno titolo (moneta unica compresa) o dal regresso definitivo dall'Europa, pone condizioni assai simili a quelle di un rapporto fra contraenti privati, ciascuna tesa alla salvaguardia dei propri legittimi interessi pur se altamente egoistici.

Il premier inglese, sinteticamente, chiede  infatti: il rispetto per le peculiarità britanniche, la tutela del Mercato unico fra i paesi europei non aderenti all'euro, il taglio delle provvidenze ai migranti extra europei e infine precisi limiti alle interferenze di Bruxelles nelle strategie delle iniziative economiche di marca britannica.

Condizioni certamente interpretabili per il loro carattere nettamente corporativo, ma non certo sorprendenti alla luce di una politica europea che fin qui ha brillato solo per una sua specifica peculiarità che definir burocratica è già una benevolenza,

Ci sono state storicamente burocrazie, anche imperiali come quella austriaca nel Lombardo veneto, per esempio, che segnarono fecondamente lo sviluppo cittadino, economico ed urbanistico di tutta quella nostra area nazionale.

Così non è stata purtroppo, per l'Europa, una burocrazia che sia relativamente agli aspetti istituzionali già in essere, sia alle novità introdotte nelle materie di varia quotidianità, alimentare compresa, si è caratterizzata per una totale indisponibilità all'ascolto delle pulsioni nazionali degli aderenti.

Come, purtroppo, è avvenuto nella confezione dell'euro, ormai definibile come la peggiore esperienza effettuata "in corpore vili", relativa alla politica economica, nella specifica dimensione monetaria.

Ma nell'occasione del dilemma britannico, ed al referendum che lo deciderà, siamo certi che sarà interessante rilevare come si porrà il cambio della sterlina con l'euro, per la necessaria conversione.

E' auspicabile che sia per il nostro paese l'opportunità di mettere in discussione comparativamente i due (o più) metodi applicati, sicuramente per la lira, nella conversione del 1998 il cui alto prezzo gli italiani stanno tuttora pagando.

Fa ombra in questo scenario, la pochezza di dibattito pubblico che il Governo in carica è riuscito finora a suscitare, ma la forza dei problemi irrisolti trova gradualmente una forza di contestazione
che induce a porre i rimedi prima del verificarsi di guai peggiori.

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