domenica 15 novembre 2015

Lettera aperta al Presidente della Bce, Mario Draghi

Gentile Presidente Mario Draghi,

nella prossima riunione delle Banche centrali dell'euro zona, si prevede che la Bce, di cui Lei è Presidente, tenterà di acquisire il loro consenso ad uno sforzo aggiuntivo per stimolare l'economia dei rispettivi 19 paesi che ne fanno parte.

Parlando il 12 novembre scorso ai deputati europei, Lei ha infatti dichiarato che "i segni di una svolta sostanziale dell'inflazione si sono in qualche misura indeboliti", a dispetto degli esborsi (60 miliardi al mese) che dal marzo scorso hanno irrorato, per tramite delle banche centrali, tutto il sistema bancario europeo.

Il che, si è scritto su autorevoli quotidiani nei giorni scorsi (Corsera del 13 u.s,), potrebbe comportare un allungamento del termine fissato al settembre del 2016 ( operazione "quantitative easing") od accrescere la misura di 60 miliardi mensili, come finora effettuato.

Ciò premesso, Presidente, pur dal ristretto punto di vista di cittadino italiano, esprimo il mio stupore e, in misura maggiore, il mio dissenso per l'impostazione che Lei persegue, sul duplice piano della dottrina e delle conseguenze concrete.

Stupore per il reiterato richiamo con cui, almeno nel linguaggio giornalistico corrente, si usa configurare, come sbocco auspicato della strategia adottata, il necessario aumento dell'inflazione almeno nella misura del 2% e quindi della crescita del Pil.

Tutti i processi inflazionistici, come insegnò Luigi Einaudi, per la massa di gran lunga preponderante del pubblico dei consumatori, si trasformano inevitabilmente nella "più iniqua delle imposte".

In questa fase dello stato economico dell'arte italiano, i consumatori italiani continuano infatti a pagare, oltre le conseguenze successive della crisi economica mondiale, gli effetti micidiali di una conversione monetaria in euro della nostra lira ed una stasi che sfiora l'immobilità del livello degli stipendi e dei salari, pubblici e privati.

Una conversione basata su un meccanismo di calcolo semplicemente grottesco, da cui scaturì una vera e propria espropriazione, di ammontare incalcolabile, del potere d'acquisto dei possessori di lire, a favore, principalmente, del marco tedesco e con portata temporale che prosegue tuttora.

Nella lunga fase di gestazione della moneta unica (quinquennio 1998 2002),  Lei era alto servitore dello Stato, direttore generale al Ministero del tesoro e presidente della Sace (Società di assicurazione per il credito Estero) e dirigente operativo, di grande successo, della Goldmann Sachs, celebre e primaria Banca d'affari a livello mondiale: è pertanto altamente presumibile che avesse colto l'assurdità di quella conversione monetaria.

Ritengo quindi superfluo illustrarne la dimostrazione (comunque immediatamente rintracciabile nella pagina <Perché questo blog> di "www.lira-euro.it").

E' comunque importante sottolineare che il meccanismo di "quantitative easing" ne accentua la sperequazione a danno degli eredi della lira, per l'evidente ragione che ne vengono rispecchiati i rapporti quantitativi calcolati dalla conversione, appunto completamente a nostro danno.

In altre parole, Presidente, il meccanismo di "quantitative easing" oltre ad indubbi benefici, con sensibili analogie con le svalutazioni competitive di tempi trascorsi, per le industrie esportatrici, assai rilevante risulterà la perdita ulteriore di potere d'acquisto per la massa dei consumatori del mercato interno.        
        
In conclusione ci troviamo di fronte ad una strategia che in definitiva accentuerà il carattere terziario dell'economia del nostro paese, derubricandolo dal rango di quinta nazione a carattere industriale qual'era, a paese di servizi, con impoverimento complessivo della popolazione e crescente livello di concentrazione della ricchezza.

Insomma, il silenzio persistente sul  carattere leonino della conversione monetaria dell'euro, significa comprometterne definitivamente il decorso futuro, accelerando progressivamente il fallimento dell' esperienza della moneta unica.

L'incarico di presidente della Bce, nell'ignorare il peccato originale della moneta unica, non può assolvere né per il presente né per il passato, e non può esimerlo da un doveroso ripristino di verità, a prescindere dalla sua provenienza professionale e formativa.

Con distinti saluti, Pierluigi Sorti      

Nessun commento:

Posta un commento