sabato 21 novembre 2015

L'ottimismo non condivisibile della Bce

Prosegue, nel mondo finanziario, la discussione sull'interpretazione del fenomeno della persistente stasi dei prezzi nell'area dell'euro zona.

Fenomeno che, da resoconti giornalistici ("La Stampa"di oggi, ad esempio), riscontra una differenziata valutazione, nell'ambito stesso della direzione Bce.

Risulta infatti che il Presidente Mario Draghi, scorgendo nel mancato rialzo dei prezzi la causa primaria della paralisi produttiva e commerciale dell'euro zona, non solo insiste, come era già noto, per un necessario livello di inflazione sul 2% annuo, ma sottolinea che esso divenga una tendenza stabile nel medio termine.  

Al contrario, il consigliere (e Presidente della Bundesbank) Jens Weidmann, rovesciando il pessimismo del Presidente, rileva che "non c'è alcuna ragione di disegnare un quadro fosco": motivo presumibile, per il consigliere, della caduta dell'euro nei confronti del dollaro (per la verità, dovuto fondamentalmente ad un flusso di nuova moneta intrinsecamente inflazionistica, n.d.r.).

Quale sia il grado di temperatura delle differenti ed antitetiche valutazioni, non possiamo sapere.

Possiamo affermare tuttavia che finora il colpo di manovella rappresentato dal Qe (Quantitative easing) per il varo di una politica espansionistica, dopo otto mesi, è tuttora assai lontano dai risultati previsti.

Siamo aiutati in questo da un importante post del blog "www.sbilanciamoci.info", che registra come, nell'ultimo ottobre, il tasso inflazionistico dell'euro zona è fissato ad un livello di meno 0,1%
assai lontano dal 2% teorizzato.

Ma questo elemento, della cui essenzialità siamo comunque molto scettici, non è sicuramente quello che dovrebbe impensierire i menzionati signori ed i loro colleghi che compongono la direzione della Bce di Francoforte.

Si palesa infatti un'ampia serie di criticità, sempre deducibili dall'impegnata analisi del suddetto blog, che imporrebbero di fatto alla Bce, salvo il denegare la sussistenza dei dati stessi, di chiarire il grado di resistenza, o di vulnerabilità, dell'architettura complessiva della moneta unica.

Criticità configurabili come una tavolozza di cifre "rosse" attinenti all'ammontare crescente del debito pubblico di tutti i paesi aderenti, al rapporto di sofferenza del monte crediti del sistema bancario, all'insufficiente indice di redditività.....

E che hanno il peccato originale proprio nel processo di conversione monetaria, assurdamente calcolato senza tenere conto, almeno per la lira, del rapporto quantitativo fra le masse monetarie comparate.    

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