domenica 3 aprile 2016

23 Giugno: Referendum britannico, evento fatidico per UE (ed ancor più per noi)

Meno di tre mesi, e la Gran Bretagna, più precisamente i cittadini britannici, decideranno, con un semplice Sì od un No, di uscire o restare nell'Unione Europea.

Le ripercussioni saranno evidenti e, come abbiamo potuto dedurre dai recenti eventi di Bruxelles, ultimo tragico anello di una catena che, oltre la stessa Gran Bretagna, nel tempo ha toccato Spagna, Tunisia, Francia e Turchia, non riguarderanno solo gli aspetti economici del vecchio continente.

Le istituzioni stesse europee ed inglesi, nell'ipotesi di una uscita della Gran Bretagna, subiranno necessari e, presumibilmente, peggiorativi ridimensionamenti (pensiamo alla cooperazione internazionale dei servizi di "intelligence").

Anche gli stessi orientamenti politici europei (particolarmente quelli più ostili alle politiche di accoglienza degli immigrati) emergeranno come ideologia in consolidamento nell'Europa tutta.

IL Canale della Manica risulterà, psicologicamente, molto più largo e il fecondo confronto delle legislazioni sociali, al di qua e al di là di esso, ne sarà marcato in senso restrittivo.

Nel rafforzarsi della previsione dei sondaggi sull'esito di quel Referendum, che danno come probabile la prevalenza dei fautori del distacco britannico, il nostro paese non potrebbe che prendere atto di registrare una occasione perduta.

La bocciatura della Brexit (notoriamente "uscita della Britannia") comporterebbe infatti, per coerenza, l'inclusione successiva della Gran Bretagna nell'euro zona.

In tale scenario, si porrebbe il problema della moneta inglese, la sterlina, nell'ambito della zona euro e, necessariamente, l'accordo sul coefficiente di conversione fra le due rispettive monete.

L'occasione di una rivisitazione del sistema della moneta unica sarebbe, più che opportuna, necessaria, tenuto conto della forza intrinseca della moneta britannica su scala mondiale, cioè con tutte le altre monete.    

In tale scenario, un'accorta azione di diplomazia monetaria, non potrebbe che essere intrapresa da noi e ponderata da tutti gli altri paesi aderenti alla moneta unica o desiderosi di entrarvi nella circostanza.

Ma nel pessimismo della ragione, ci possa aiutare l'ottimismo della volontà di affrontare comunque e da subito, un tale cimento comparativo, la cui validità possa risultare feconda, quale che sia il risultato del referendum britannico, il 23 giugno.

Siamo convinti che comunque il nostro paese non possa evitare un confronto risolutivo per un episodio assurdo che, politicamente, è stato e continua ad essere un muro ostativo all'unione europea e causa principale della sua evidentissima crisi.

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